Da Presidente provinciale non si sarebbe mai aspettato di dover affrontare una situazione del genere. Gianni Pozzani è alla guida di uno dei Comitati Provinciali più importanti d’Italia, il più fortunato dato che, almeno sulla carta, è l’unico che può vantare un velodromo coperto sul proprio territorio. Anche per questo motivo, non poterne usufruire ormai da un quadriennio, è un pensiero di quelli che tolgono il sonno al dirigente bresciano a cui la passione e l’esperienza di certo non difettano.
“Siamo di fronte ad un immobilismo inaccettabile. Se nessuno ci mette la faccia qui i nostri ragazzi non torneranno più a girare in pista, è tempo che i lavori programmati partano e che il velodromo venga riaperto” tuona Pozzani dopo aver letto il reportage di ciclismoweb (clicca qui per rileggere l’articolo).
Ma chi si dovrebbe muovere?
“Purtroppo siamo di fronte ad una situazione di comodo per quegli attori che avrebbero il potere di intervenire. In primis l’amministrazione comunale di Montichiari alla quale non interessa il velodromo e poi la FCI che, finchè le cose stanno così, ne può usufruire tutto l’anno con la nazionale come se l’impianto fosse suo. Il vero dramma è che più si aspetta ad intervenire e più lieviteranno i costi dei lavori necessari per renderlo agibile a causa dell’aumento delle materie prime. E più crescono i costi e ancora meno probabile diventa la realizzazione della sistemazione”.
La chiusura prolungata sta creando non pochi problemi di manutenzione dell’immobile, con la sala conferenze in evidente stato di degrado come dimostrano alcuni scatti recenti: “Vedere una struttura moderna come questa ridotta in queste condizioni fa venire le lacrime agli occhi”.
Il numero uno del ciclismo bresciano è determinato ad andare fino in fondo. Nei giorni scorsi ha deciso di candidare Montichiari per tornare ad ospitare i Campionati Italiani su Pista nel 2023: “Dal 2010 al 2016 abbiamo sempre organizzato i campionati italiani ed era una festa per tutti. Ritengo sia naturale che l’unico velodromo coperto che abbiamo nel nostro Paese possa fare da teatro ai tricolori. Sono sei anni che la rassegna tricolore non si tiene qui. Il Fassa Bortolo è un patrimonio di tutti e deve tornare ad esserlo. Se c’è qualcuno che fa finta di nulla è arrivato il momento che apra gli occhi. La candidatura non è solo una provocazione ma è soprattutto un grido d’allarme che, mi auguro, chi di dovere sappia cogliere”.
Ha avuto risposte in questi giorni?
“Ancora nessuna. Silenzio totale. E’ imbarazzante perchè le società bresciane chiedono risposte al sottoscritto, io non sono il tipo che si nasconde dietro ad un dito ma in questo momento non ci sono certezze”.
La nazionale, però, almeno si allena. Cosa si può fare per le società di base?
“Il prossimo passo sarà quello di chiedere alla FCI e agli organi preposti che ci concedano di utilizzare il velodromo per alcuni giorni da dedicare alle nostre società. Faremo entrare 50 ragazzi alla volta ma almeno potranno correre in pista”.
E se la risposta fosse negativa o non dovesse arrivare?
“Non so che altro dire. Tra le formazioni bresciane c’è già chi è pronto a fare i picchetti davanti ai cancelli per impedire anche agli azzurri di entrare. Se non possono entrare le società del territorio non è giusto che altri possano utilizzare la struttura. Speriamo non si debba arrivare a tanto, sarebbe un’altra brutta figura per il nostro ciclismo. Certo che la situazione è ormai insostenibile per tutti”.