Ci ha impiegato 13 mesi la FCI ad ammettere che l’UCI aveva ragione ma, alla fine, la tanto attesa decisione è arrivata. Oggi la Commissione Amatoriale della FCI presieduta da Andrea Capelli, sconfessando quanto affermato il 31 dicembre 2020 dalla Corte d’Appello della FCI, ha abolito il requisito etico richiesto ai Master.
IL RITARDO – Una decisione, quella approvata con le nuove norme attuative, che arriva non solo in ritardo rispetto alla sentenza del CAS di Losanna del 2020 ma anche dopo che in Sicilia, nell’ultimo fine settimana, si erano scatenate le polemiche. A concedere la “grazia” agli ex-dopati, infatti, prima che la FCI è stata Sant’Agata: la Coppa Sant’Agata organizzata nell’ultimo weekend sotto l’egida della Libertas, infatti, è stata la prima corsa in cui non si è applicato il requisito etico.
Investito dalle polemiche, Diego Guardì, il presidente del Comitato Regionale Siciliano della FCI aveva affermato: “Attualmente non esistono direttive della Federazione circa la possibilità di tesserare cicloamatori che abbiano scontato una squalifica per doping, di conseguenza non può essere prevista la loro presenza in competizioni agonistiche. Stamattina, in considerazione delle molteplici segnalazioni che ci sono arrivate, sentiremo i responsabili nazionali del settore amatoriale per individuare quali azioni intraprendere”
13 MESI DI SILENZIO – Ma la FCI era a conoscenza già da un anno della decisione dell’UCI che, su ricorso di Fabio Oliveri, nel 2020 aveva affermato: “Sembra doversi ritenere che l’articolo 13 Norme di Attuazione del Regolamento Tecnico FCI sia affetto da invalidità e non possa trovare applicazione, ragion per cui, ad avviso dell’Arbitro Unico, una volta decorsa la sanzione irrogata con la Decisione Appellata e confermata con il presente lodo, l’Atleta dovrebbe poter tornare a gareggiare o a prendere parte ad eventi sportivi”.
Una sentenza la cui applicazione, però, era stata rifiutata dalla Corte d’Appello della FCI con la sentenza del 31 dicembre 2020 con cui la FCI aveva rifiutato il tesseramento di Oliveri. Una sentenza con una motivazione molto articolata quella che porta la firma dell’Avv. Jacopo Tognon, presidente della Corte d’Appello, (CLICCA QUI PER RILEGGERLA) che oggi è stata sconfessata dalle affermazioni del Presidente della Commissione Amatoriale (nazionale e Lombardia) che vanno in senso assolutamente contrario.
Nel frattempo i moduli per il tesseramento dei Master, anche in questo avvio di 2022, non sono cambiati per una FCI che ancora non aveva assunto alcun indirizzo sul tema.
IL CONTRASTO – Aldilà della decisione assunta dalla Commissione Amatoriale, però, rimane in seno alla FCI un evidente contrasto con l’indirizzo assunto 13 mesi fa dalla Corte d’Appello della stessa FCI. E questo potrebbe aprire la porta a nuovi e futuri contenziosi sul punto.
“Il requisito etico non ha le stesse conseguenze dei provvedimenti adottati dagli organi di giustizia antidoping ma è assibilabile alle norme che regolano l’eleggibilità o la candidabilità per l’assunzione di cariche all’interno di enti pubblici: le quali, per giurisprudenza consolidata non hanno natura sanzionatoria” scriveva l’Avv. Tognon a difesa della legittimità del requisito etico.
Oggi, invece, il Presidente Capelli sostiene: “Ci sono valutazioni di carattere prettamente giuridico, legate la principio della retroattività della sanzione, e di carattere pratico, con la lista dei prodotti dopanti che e cambiata nel corso degli anni. Oggi scompare l’impossibilità di potersi tesserare come Master per chi ha avuto in passato sanzioni per doping. Chi ha scontato la propria pena potrà tornare nel gruppo, come accade per le altre categorie. Questo non vuol dire che la Federazione allenti l’attenzione su questi tipo di problema”.