La maglia rosa di Alessandro De Marchi è stata salutata con piacere da tanti corridori e appassionati del pedale ma c’è chi, nel cuore del Friuli Venezia Giulia più vero, ha festeggiato con l’entusiasmo di un bambino. Tra le mura del CTFLab in una normale giornata di lavoro tra misure, posizionamenti e tabelle di preparazione da mettere a punto, il dott. Andrea Fusaz, da dietro la scrivania, non ha mai perso d’occhio il teleschermo.
“Alessandro è stato il nostro primo atleta e il suo legame con il Cycling Team Friuli e con il CTFLab è ancora fortissimo. Oltre alla preparazione atletica e al posizionamento non manca mai di trasmettere i suoi consigli ai nostri atleti e di spronarli a dare sempre il meglio” ha raccontato Fusaz, 34 anni, ex-corridore, laureato in Scienze Motorie con la seguente specializzazione in Scienze dello Sport, oggi responsabile del CTFLab di Udine e direttore sportivo della formazione continental Cycling Team Friuli.
Una squadra diventata negli anni una vera e propria fucina di talenti: dopo De Marchi sono cresciuti qui Matteo Fabbro, Giovanni Aleotti, Davide e Mattia Bais, Jonathan Milan e Nicola Venchiarutti giusto per citare i più conosciuti.
“Il nostro lavoro è quello di individuare nelle categorie giovanili i talenti con le qualità giuste e di aiutarli a crescere andando a migliorare tutti gli aspetti fisici e mentali” spiega Fusaz che può contare, oltre che sull’esperienza di Renzo Boscolo, anche sull’aiuto di Alessio Mattiussi e Fabio Baronti, anche loro laureati e specializzati in Scienze dello Sport.
Nel 2020 il Cycling Team Friuli ha vinto tutti i Campionati Italiani Under 23: in linea, a cronometro e su pista. Quest’anno la formazione friulana ha voltato pagina avviando un nuovo ciclo con tanti giovani interessanti. Quali le prospettive per questa annata?
“Abbiamo una squadra giovane e stiamo crescendo gradualmente. Con Andrea Pietrobon abbiamo sfiorato già più volte la vittoria ma i nostri obiettivi per questa stagione sono più avanti e stiamo lavorando in questa prospettiva”.
Il Cycling Team Friuli, eccellenza del Friuli Venezia Giulia, ha creato negli anni una vera e propria filiera anche nelle categorie giovanili grazie agli accordi con alcune delle più importanti società friulane. Il prossimo passo potrebbe guardare al World Tour, giusto?
“In queste settimane stiamo definendo un accordo molto importante. Dalla prossima stagione potremmo diventare il team continental satellite di una formazione World Tour di primissimo piano. Si tratta di una opportunità che abbiamo accolto con molto favore e che ci consentirebbe di fare un altro importante step in avanti”.
Dal momento che i Team World Tour hanno tutti licenza straniera, ci dobbiamo attendere che anche il Cycling Team Friuli abbandoni il nostro Paese?
“Noi vorremmo mantenere l’affiliazione in Italia perchè la nostra storia è legata anche al nostro territorio ma è evidente che per fare questo ulteriore passo in avanti ci sarà bisogno di nuove sostanze economiche. Per questo motivo stiamo cercando di reperirle qui, attraverso i nostri partner storici e altre aziende che si sono avvicinate alla nostra realtà. Se nei prossimi mesi non ci dovessero essere le condizioni per restare in Italia, saremo costretti a spostare all’estero la nostra affiliazione” ammette Fusaz.
Sarebbe un vero peccato per il ciclismo italiano perdere un team che è diventato negli anni sempre più strutturato. Se oggi c’è un friulano in maglia rosa è merito anche della realtà creata con passione da Roberto Bressan: con le attuali regole dell’UCI, un team continental ha l’obbligo di tesserare la maggioranza relativa degli atleti del Paese in cui è affiliato. La conseguenza diretta di vedere in gruppo un CTF straniero sarebbe quindi offrire minori possibilità di crescita agli atleti italiani.
Oggi il CTFLab è un centro specialistico dedicato al ciclismo e aperto ad ogni tipologia di clientela: “Si il CTFLab è nato con questa filosofia: trarre dal mondo agonistico tutte le conoscenze tecniche e scientifiche da applicare anche a chi va in bicicletta per piacere. Da qui oltre ai nostri ragazzi passano i cicloturisti, i professionisti e anche tanti giovani: è bello riuscire ad instaurare con loro un rapporto di fiducia e di confronto continuo”.
Ma quanto incidono tecnica e scienza sui risultati del team?
“Noi li chiamiamo marginal-gain. Ogni corridore ha bisogno di essere seguito in maniera personalizzata per migliorare ogni singolo aspetto: dall’alimentazione, alla preparazione senza dimenticare lo studio dei materiali e il posizionamento. Tutti dettagli che però consentono di fare la differenza quando si inseguono traguardi importanti. C’è chi come Jonathan Milan aveva già delle doti naturali ma con il quale abbiamo fatto un grande lavoro sugli aspetti mentali e chi come Giovanni Aleotti ha una grande capacità di concentrazione ma c’era bisogno di intervenire sugli aspetti fisici”.
Il ciclismo moderno non è solo fatto di Watt e diete estreme. Per scrivere il futuro delle due ruote servono cuore, passione, serietà e professionalità, questa la formula vincente che ha permesso al Cycling Team Friuli di passare dall’essere una buona squadra dilettantistica a diventare un punto di riferimento a livello internazionale.