Dove eravamo rimasti? Al 16 febbraio Trofeo Laigueglia, con l’assolo di Ciccone. Parafrasando Enzo Tortora dove le vicende giudiziarie che gli stravolsero la vita. Da dove si riparte? Dal primo agosto, dalle Strade Bianche, la classica del Nord più a Sud del mondo. E mai questa volta si può dire sud. Caldo, afa, 38 gradi, strade sterrate, piovere, sole. Tipico paesaggio subsahariano. O quasi. Il clima è questo.
L’Italia nobile del pedale riparte in queste condizioni. Caldo, afa, mascherine e carovana blindata. In Piazza del Campo tutto è pronto per la corsa. Si blinda la piazza a forma di conchiglia con lo storico Palazzo Comunale che svetta orgoglioso al fianco della Torre del Mangia che regala agli assetati turisti qualche scampolo di ombra. E la Fonte Gaia, opera magistrale di Jacopo della Quercia, tra i più apprezzati scultori del Quattrocento Toscano (chi non rimane incantato da quell’opera sublime che è la tomba di Ilaria del Carretto nel Duomo di Lucca) che dona un pò di acqua fresca agli assetati astanti.
E’ la prima gara professionistica World Tour dopo il Covid-19 in Italia. Nella sala accrediti un caldo feroce, si suda solo a stare in piedi. I direttori sportivi dei team, rigorosamente distanziati parlano coperti bocca e naso dalle mascherine ormai tutte sponsorizzate chi dallo sponsor del team chi da quello tecnico. Pochi sorrisi, troppa serietà, ognuno pensa ai casi propri. Bandite le strette di mano, le pacche sulle spalle, le risate cristalline di un tempo sembrano perdersi nella notte dei tempi. Il Covid ha trasformato le persone, anche quelle meno suscettibili e condizionabili. Ha lavorato nelle menti, nei cervelli, scavando buchi e dubbi che difficilmente sarà possibile colmare.
Ci si spaventa per tutto ormai, spesso per un nonnulla. In un capannello tra direttori sportivi c’è chi parla dei tre corridori UAE entrati in contatto con una persona positiva, blindati subito, sottoposti a tampone e risultati negativi. Chiediamo lumi. “Era un conoscente, ormai si ha timore di tutto. Chissà come facevano a sapere che era positivo. Magari manco lui lo sapeva”.
Sala stampa blindata. Se entri in pratica non esci. Devi mantenere le distanze, devi sopportarti per sei ore la mascherina sulla faccia, tra il caldo, i colleghi bofonchianti e la mancanza di contatto umano. No questo non è il nostro ciclismo. Chiediamo le disposizioni per le interviste. Peggio che andar di notte. Corridori blindati nei propri pullman, scendono solo pochi minuti prima della partenza.
Foglio firma, pacche sulle spalle ai corridori mentre passano, la richiesta della borraccia, la firma dell’autografo ormai sono cose assolutamente vietate. Nessun contatto. Tutti dentro la propria bolla, così come la chiamano. Come fossero tutti congiunti. Distanziamento è la parola che vige adesso anche nel ciclismo. Sono arrivate nuove regole Uci ancora più restrittive poche ore fa. Gli addetti di Rcs si raccomandano di usare sempre tutti le mascherine, di mantenere le distanze e sanificare le mani. Insieme al materiale di accredito ti donano persino un tubetto di gel igienizzante. Un tempo ti avrebbero dato un EstaThe.
Niente assembramenti, nemmeno all’arrivo. Piazza circondata. E blindata. Mancano i cecchini sulla Torre del Mangia a sparare alle persone che mai avessero la malaugurata idea di avvicinarsi ai corridori e il piatto è servito. Le fotografie, solo quelle ufficiali, giustamente. A qualcuno scappa: “Se mai uscisse una foto in cui non si rispettano le regole l’Uci ci blinda tutti di nuovo”. Una prima prova troppo importante, troppo rischiosa per commettere errori. Insomma la corsa meglio assaporarla dal divano, climatizzatore, birra e pop corn. Il ciclismo certamente doveva ripartire. Il ciclismo è sport tra la gente, è sport popolare, il corridore, si tocca, si spinge in salita, si incita. No, non è questo il ciclismo che vogliamo. Tamponi, test sierologici, e via andare. Tutti costretti a sottoporsi giustamente a controlli, anche i giornalisti. Una bolla nella bolla.
E poi, proprio mentre te ne vai sconsolata per affrontare una giornata di “non ciclismo”, vedi il solito uomo qualunque dotato di pass e auto accreditata. Anche lui che non c’entra nulla con nessuno, che non ha nessun ruolo ufficiale e nessun motivo per stare li. Ti chiedi se avrà fatto il test e sorridi. Si, il mondo del ciclismo è ancora quello di sempre, nonostante il Covid-19 e l’UCI che vorrebbe tutti distanziati, corridori compresi…