L’invito glielo avevamo già gentilmente posto in occasione degli affari irlandesi. Dopo la brutta figura rimediata con il nuovo Statuto della Lega Ciclismo ci sentiamo di rinnovarlo: Caro Presidente Cordiano Dagnoni, si dimetta.
400 GIORNI SENZA CONTROLLO – Per rinnovare la Lega Ciclismo il Presidente Cordiano Dagnoni, con il benestare del silenzioso Consiglio Federale, ha scelto e nominato non uno, non due, non tre ma ben quattro (diconsi quattro!) Commissari Straordinari e li ha pure lautamente pagati: Di Cintio, Tognon, Sferrazza e Vulpis.
Dal mese di novembre 2022, quando ci fu la prima nomina, sono trascorsi 14 mesi. Un tempo esagerato per una gestione commissariale che dovrebbe limitarsi ad essere “straordinaria”. In questi 430 giorni, Di Cintio, insieme a Vulpis e Sferrazza, invece di concentrarsi sull’organizzazione del futuro della Lega Ciclismo, si sono occupati di tutto e di più.
In estrema sintesi: delle trattative con Raisport, dell’accordo con NVP (che ha tagliato ben presto la corda), della diffusione delle immagini TV del ciclismo italiano oltre i confini del mondo (con i 207 Paesi al posto delle 195 nazioni riconosciute), dell’accordo con la Regione Lombardia per la diffusione del ciclismo, del recupero di corse sparite dal calendario, delle continental, del ciclismo femminile, degli juniores, di Sportitalia, del ciclocross e, pure, non va dimenticato, di affossare un organizzatore come Moreno Argentin e di escludere altri due associati della Lega (Venturo e GS Alto Garda).
Se tutto questo rientrasse o meno nel mandato conferito dalla FCI è questione riservatissima ed impescrutabile. Resta il fatto che, in tutto questo minestrone, i Commissari sembrano aver perso di vista l’obiettivo principale, quello cioè di realizzare un nuovo Statuto che fosse condiviso con gli associati che potesse dare un futuro concreto ed efficace all’ente che vorrebbe riunire il meglio del ciclismo italiano.
Tutto questo, però, ed è bene ricordarlo, è potuto accadere solo con il beneplacito del Presidente della FCI e del Consiglio Federale che, per Statuto, hanno l’onere di vigilare sull’operato della Lega Ciclismo, tantopiù se ad agire sono dei Commissari nominati dalla stessa FCI.
IL PASTICCIO – Arrivare a tre giorni dall’Assemblea che avrebbe dovuto approvare il nuovo statuto senza avere i numeri per farlo è, francamente, una operazione talmente maldestra da essere buona solo per la “banda bassotti”. Il passaggio in Assemblea, per un atto così fondamentale, infatti, avrebbe dovuto essere poco più di una formalità, frutto di un dialogo e di un confronto approfondito in grado di portare ad un consenso unanime. Tutto ciò che in questa gestione commissariale è mancato, come ha lamentato più volte la “Cassandra” Moreno Argentin.
Ma, ancora peggio, è stato quanto è riuscito a fare il Presidente Dagnoni che si è lasciato dettare la linea da RCS Sport. Un fatto, questo, che la dice lunga su come la sprovveduta gestione del Presidente Cordiano Dagnoni abbia reso la FCI una succursale degli organizzatori del Giro d’Italia.
Non bastasse la realizzazione di un bando cucito “su misura” di RCS per l’affidamento del Giro Donne e del Giro Under 23 a cui abbiamo assistito un anno fa, i fatti di ieri hanno certificato una preoccupante dipendenza della Dagnoni&Co dal gruppo della rosea. Che il Presidente (e il Consiglio Federale) non si fosse accorto delle numerose incongruenze contenute nel testo del nuovo statuto della Lega Ciclismo è questione preoccupante. Se però a ciò si aggiunge che il numero uno del ciclismo italiano si sia sentito in dovere di intervenire chiedendo di rinviare l’assemblea solo dopo che RCS Sport ha alzato la voce, lo fa sembrare l’ultimo degli stagisti alla corte di Urbano Cairo.
LE CONSEGUENZE – Nel frattempo il professionismo italiano, alla vigilia della partenza della nuova stagione, si ritrova ancora senza le basi necessarie per disegnare il proprio futuro. Con un Commissario Straordinario in crisi d’identità e di credibilità che difficilmente potrà definire accordi concreti per la produzione e la diffusione dei diritti televisivi delle corse italiane e, con altrettanta difficoltà, potrà guidare l’auspicata crescita del movimento professionistico tricolore. Anche il 2024, insomma, per i professionisti italiani sarà all’insegna del “Si salvi chi può” con tutto ciò che ne consegue.
DIMISSIONI! – Di fronte a tutto questo le dimissioni del Presidente, oltre che dei Commissari Straordinari, sono un atto dovuto, una presa d’atto della propria inadeguatezza a ricoprire il ruolo assegnato: non serve ri-fissare l’assemblea di Lega, non serve nemmeno che ci si sforzi a migliorare questo testo dello statuto, meglio far fare ad altri.
Voi, caro Presidente e caro Commissario, avete già dato, avete già fatto perdere 14 mesi al ciclismo italiano, avete già speso preziose risorse e avete già provocato sufficienti danni agli organizzatori italiani. Se non lo volete fare per il bene del movimento, fatelo almeno per non perdere la vostra dignità: dimettetevi!