E’ stata una giornata intensa, che ha lasciato il segno in tutti gli appassionati e gli addetti ai lavori del ciclismo. Quanto successo sullo Stelvio e, soprattutto, ciò che ne è seguito non può lasciare indifferenti. Ma anche questa vicenda, ha avuto il pregio di tirar fuori dalle persone la loro vera natura.
Se a sbagliare sono stati, senza ombra di dubbio, gli atleti e i direttori sportivi che hanno cercato di fare “la furbata” per alleviare la fatica, non va dimenticato che, a fine tappa, la giuria ha stilato ordine d’arrivo e classifiche senza appuntare alcunchè e che, solo dopo le varie segnalazioni, anche i commissari di gara non hanno potuto esimersi dall’applicare quanto previsto dal regolamento.
L’uscita più infelice, però, resta purtroppo quella del Presidente della FCI Cordiano Dagnoni che, di fronte ad una nave, quella degli Under 23 italiani, che sta sprofondando negli abissi di un mare agitato, ha pensato bene di tirarsene fuori. Le parole raccolte dalla rosea: “Avevo chiesto io a Rcs Sport di invitare almeno la metà di squadre italiane (17 su 35, ndr): a questo punto, visto il comportamento delle nostre formazioni e dei nostri corridori, non mi sento più di raccomandare un loro invito in futuro. Lascio libera Rcs Sport di invitare i team a loro discrezione” ci hanno ricordato il Comandante Schettino.
Di fronte allo sfascio del gruppo del Giro Next Gen, come un novello Schettino, il buon Dagnoni ha pensato bene di mettersi in salvo prendendo le distanze dal movimento che, invece, avrebbe il dovere di guidare e rappresentare.
Come se a fare i traini fossero stati solo gli italiani, come se la colpa fosse comune a tutte le società italiane, Cordiano Dagnoni ha colto l’occasione per smarcarsi e fare un altro inchino nei confronti di RCS Sport, scaricando di fatto tutte le aspettative di un intero movimento.
RCS Sport è un partner troppo potente per questo Presidente, o questo Presidente è troppo debole scegliete voi, tanto che, in tutto questo marasma, l’unica preoccupazione del Cordiano nazionale sembra essere stata quella di mettersi in posizione neutra, per non farsi attaccare nuovamente dalla rosea come accaduto per la vicenda irlandese.
In un momento così critico, dal numero uno del ciclismo italiano ci si sarebbe aspettato una capacità di analisi ben più approfondita del movimento dilettantistico e Under 23 italiano, non si è scoperto certo ieri che si tratta di una categoria in cui vi sono disparità evidenti e squilibri difficilmente colmabili. Lo ha scelto Dagnoni di affidare l’organizzazione di questa corsa a RCS Sport, con tutti i pro e i contro del caso.
Il mondo degli Under 23 è una nave che non solo sta sprofondando ma che, da ieri, lo sta facendo anche senza la presenza a bordo di quello che dovrebbe essere il suo capitano.
Troppo facile fare i selfie con gli azzurri quando vincono, troppo semplice dare medaglie e pacche sulle spalle quando ci sono risultati importanti da festeggiare. Il ciclismo italiano va rappresentato e guidato anche in questi momenti difficili. E allora, come la capitaneria di porto in quella notte così convulsa, ci sentiamo di dirlo anche noi: salga a bordo Presidente! E si prenda le sue responsabilità…