Ordine d’arrivo:
1° Remco Evenepoel (Belgio) 6h16’08”
2° Christophe Laporte (Francia) a 2’21”
3° Michael Matthews (Australia)
4° Wout Van Aert (Belgio)
5° Matteo Trentin (Italia)
6° Alexander Kristoff (Norvegia)
7° Peter Sagan (Slovacchia)
8° Alberto Bettiol (Italia)
9° Ethan Hayter (Gran Bretagna)
10° Mattias Skjelmose (Danimarca)
A Wollongong ha vinto semplicemente il più forte. Evenepoel ha conquistato alla sua maniera il suo primo mondiale tra i prof, lo ha fatto senza se e senza ma, andando all’attacco dove era prevedibile e staccando tutti di ruota. L’analisi della prova iridata potrebbe già finire qui. E’ interessante, però, analizzare qualche altro dettaglio per andare a completare il quadro.
L’ALLEATO – Dopo l’uscita di scena di Van Der Poel, l’alleato più prezioso per Evenepoel è stato senza dubbio il compagno di squadra Julian Alaphilippe. Il francese sapeva di non avere la condizione per lottare per la medaglia d’oro, si è offerto di appoggiare Laporte, consapevole che questa strategia di corsa avrebbe aiutato anche Evenepoel ad andare a segno.
Nella rete di Alaphilippe, in fondo al gruppo, sono caduti Pogacar e Van Aert, convinti che prima o poi il transalpino avrebbe dato il la all’inseguimento con una delle sue fiammate e rimasti, invece, tristemente fuori causa fino agli ultimi 300 metri.
IL PIU’ SVEGLIO – Il più attento in corsa è stato senza dubbio Alexey Lutsenko: il kazako è l’unico a capire che, con il gruppo lontano, l’unica ruota da seguire in maniera ossessiva è quella di Evenepoel. Il belga, però, ha fatto tesoro della lezione di Colbrelli a Trento, e, appena ne ha l’opportunità, fa lavorare e stacca il pericoloso compagno d’avventura. Resta comunque la bella azione di Lutsenko, magari altri se ne fossero accorti.
I VELOCISTI – Doveva essere un mondiale per velocisti e, senza Remco, lo sarebbe pure stato. La Francia aveva l’uomo più in forma, Laporte, ma la Quick Step non ha fatto alcun regalo ai rivali della Jumbo Visma e, così, il transalpino ha dovuto accontentarsi della volata per il secondo posto. L’idolo di casa, Michael Matthews ha corso in sicurezza: consapevole di non poter seguire le fiammate di Remco e degli altri favoriti, ha puntato tutto su una medaglia sicura e non ha sbagliato l’obiettivo. Tanto basta, in un Mondiale in casa, per salvare la faccia.
Per Van Aert vale lo stesso discorso di Laporte: quando la Jumbo Visma potrà contare su un blocco di nazionali forte e potente come quello della Quick Step allora anche il fenomeno del ciclocross potrà puntare a vincere un mondiale. Tutti sulla sua ruota, in attesa di una accelerazione all’ultimo giro che non arriva mai perchè a bruciarla ci ha pensato un Remco straordinario.
Sagan, Kristoff, Hayter e gli altri hanno corso in attesa di un colpo di scena che non arriva mai. A loro basta un piazzamento che arriva puntuale sulla linea del traguardo.
GLI AZZURRI – L’anti Evenepoel, in questo mondiale australiano, avrebbe potuto essere Alberto Bettiol. Quando il belga se ne va con il gruppo dei francesi il toscano, però, inspiegabilmente resta sulle ruote di Van Aert. Forse era convinto di poter batterlo in volata, ma intanto, agli azzurri restano delle armi improprie per combattere lo strapotere di Remco.
Battistella, Rota e Conci sono generosissimi e fin troppo brillanti ma, per motivi diversi, quando Evenepoel se ne va con Lutsenko non possono fare più di tanto.
A pensarci bene, con la brillantezza dimostrata alla Vuelta, si sarebbe potuto scommettere su Samuele Battistella come capitano. Il vicentino è reattivo e corre il mondiale più bello.
A rimanere con il cerino in mano, invece, è Lorenzo Rota: a lungo in fuga e poi beffato nel finale dal ritorno del gruppo. I piazzamenti di Trentin e Bettiol valgono come premio di consolazione in una lotteria che per una volta ha applaudito il più forte.