“Bambini, questa è la storia, la storia di un errore, dovuto a qualche birra e ad un sedile posteriore. Nessuno pensa al futuro il venerdì. Un buco nel goldone e lui è arrivato qui” (Cit. Articolo 31)
Bambini, ascoltate, questa è la storia del Presidente Dagnoni e di una verde valle chiamata Irlanda. C’è un lupo cattivo di nome Silvio Martinello e una strega feroce come Norma Gimondi che con un incantesimo ha risvegliato anche i grandi giornalisti dal proprio torpore per parlare di un grande errore.
Il Presidente Dagnoni però, è buono e con l’aiuto del suo fido segretario prima vi regalerà una mela del suo cesto e poi vi racconterà una bella favola che vi farà dormire tranquilli.
Vedete là in fondo? C’è un bel pentolone pieno di monete, sono quelle raccolte dai folletti e ora li daremo ad un signore che per bene li nasconderà così il lupo e la strega non li troveranno e parlare più non potranno.
Si è risolto più o meno così il primo giorno di consiglio federale a Milano. La riunione con i Presidenti regionali è scivolata via liscia per Cordiano Dagnoni senza che nessuno dei rappresentanti del territorio alzasse la mano e chiedesse ulteriori spiegazioni, documenti o chiarimenti.
Sembra sia normale scrivere in un verbale del consiglio che si danno 106mila euro per delle provvigioni inesistenti (vedi Enervit) ad una società straniera che non paga le tasse in Italia e che ha dichiarato di non sapere nulla della FCI, con l’intento che questa società divida quei soldi tra gli amici del presidente che si fregiano di aver portato sponsor che già c’erano (vedi di nuovo Enervit) o che sono arrivati da altre vie (vedi TCI).
Inutile attendersi uno scatto d’orgoglio, o meglio ancora, un sussulto di moralità da una classe dirigente che sta conducendo allo sfascio il movimento italiano. Oltre a non alzare la voce, i presidenti regionali si sono resi lo zimbello d’Italia acconsentendo che nel comunicato stampa federale si scrivesse del loro invito a questa dirigenza della FCI a proseguire nel rinnovamento. Tutto questo senza nemmeno farsi spiegare a chi, alla fine, sarebbero dovuti andare quei soldi.
Presidente, lo venga a ripetere, che è tutto normale, ai dirigenti di società che fanno i salti mortali per pagare benzina e autostrada per poter far gareggiare i propri giovani atleti e che magari sono stati o saranno bersaglio facile della guardia di finanza. Lo ripeta agli organizzatori, costretti ormai a pagarsi anche la manutenzione delle strade. Si presidente, lo dica alla base che è stato un errore e racconti che comunque quei 106mila euro non sono ancora stati spesi.
Sventoli pure la bandiera della trasparenza e della correttezza, la delibera datata 18 giugno parla chiaro: 106mila euro di provvigioni riconosciuti ad una società senza che vi fosse uno straccio di contratto per provvigioni su sponsor che hanno letto per la prima volta il nome di Reiwa Management solo in questi giorni.
Oggi si riunisce il consiglio federale, quello vero. La favola verrà ripetuta e i consiglieri-bambini potrebbero tornare a dormire sonni beati con buona pace di tutto il movimento italiano. Se così fosse vorrebbe dire che questo è diventata la nostra Federazione, un manipolo di dirigenti piegati ad ogni tipo di manovra e autorizzati a curare prima di tutto i propri interessi.
Se andrà così i valori di questo splendido sport verranno calpestati per l’ennesima volta. Il ciclismo italiano sarà una favola bellissima visto dalla stanza dei bottoni, poco conta che la realtà sia ben diversa. Tanto la colpa sarà ancora una volta del lupo e della strega (se ci sarà ancora).