Si ripete ormai troppo spesso che i nostri ragazzi non sono più all’altezza del ciclismo internazionale, che non abbiamo più corridori in grado di competere ad alto livello e che, soprattutto tra i giovani, subiamo la superiorità degli stranieri.
C’è chi da la colpa ai direttori sportivi e chi alle giovani generazioni che non avrebbero più voglia di fare fatica e di affrontare i sacrifici che il ciclismo richiede.
Se sia davvero così o se si tratti di suggestioni del momento è difficile dirlo, di certo ciò che appare evidente è che le problematiche del ciclismo italiano non possono essere risolte così semplicisticamente. Il problema in Italia è strutturale: chi sceglie di andare in bicicletta o di aprire una società sportiva per la promozione del ciclismo è costretto a viaggiare costantemente contro vento. Le nostre strade sono, purtroppo, sempre più simili a dei cimiteri che a delle invitanti vie da percorrere in bici, le istituzioni non riconoscono alcun incentivo ai ragazzi che si impegnano nello sport e anche le società sono spesso un facile bersaglio della burocrazia.
Se poi i talenti più maturi e pronti per il grande salto vengono sistematicamente ignorati o snobbati il quadro è completo.
E’ il sistema che ormai da diversi anni è stato spezzato. Troppi vincoli, troppe regole, troppi limiti posti da stato e federazione che hanno avuto il solo effetto di abbassare il livello generale del movimento e di far emigrare all’estero i nostri migliori talenti.
Anche questa non è una opportunità ma solo l’ultima difficoltà che si aggiunge a tutte le altre già affrontate dai nostri ragazzi: perchè correre lontano da casa, in uno stato straniero, in una squadra dove si parla un’altra lingua e si interpreta il ciclismo con un’altra mentalità, non è facile per nessuno.
Non è in questo modo che si promuove lo sport e il ciclismo in particolare, non è gettando la croce addosso ai nostri giovani e nemmeno ai direttori sportivi che molto spesso dedicano il proprio tempo libero alle due ruote che si riduce il gap che si è creato dalle altre nazioni ciclisticamente più avanzate.
La soluzione va individuata presto e non può prescindere dalla crescita di una nuova generazione dirigenziale in grado di interfacciarsi con il resto del mondo in maniera moderna e accattivante. Ma per avviare questo nuovo corso servono idee e capacità…