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Home » Tutte le notizie » Juniores: l’Uc Pordenone getta la spugna. I motivi della chiusura
News

Juniores: l’Uc Pordenone getta la spugna. I motivi della chiusura

Massimo PighinBy Massimo Pighin14 Gennaio 2022
Bryan Olivo (Uc Pordenone) impegnato in una prova a cronometro - Foto: Angela Faggion - Photors.it

Difficoltà legate alla pandemia, burocrazia eccessiva, costi complicati da sostenere, in assenza di sponsor realmente intenzionati a investire: è stata una scelta difficile e per certi versi dolorosa, ma l’Uc Pordenone ha detto basta.

Fine dell’attività, dopo 4 stagioni tra gli juniores in cui non sono mancate vittorie e risultati prestigiosi, fra tutti l’argento di Bryan Olivo, nell’inseguimento a squadre, ai Mondiali 2021 de Il Cairo. La notizia nell’ambiente ciclistico friulano circolava da qualche tempo, l’ufficializzazione è avvenuta dal fondatore e presidente, l’imprenditore Marco Vettor, che spiega così la decisione: “Ogni corridore, per un anno, costa alla società 10 mila euro: se ne hai dieci, sono 100 mila euro. In quattro stagioni, dal 2017 allo scorso anno, abbiamo speso 500 mila euro: tanti, se non si ha il supporto di qualche azienda”.

In quattro anni abbiamo speso 500 mila euro. Una bella esperienza anche se molte cose non mi sono piaciute

Ad accentuare i problemi ci ha pensato il Covid. “Gli ultimi due anni sono stati difficili – osserva Vettor -, tamponi per ogni gara internazionale, la burocrazia, che sempre di più complica l’attività. Abbiamo fatto delle scelte dettate dai tempi, la squadra l’ho mantenuta io, è stata una decisione personale e di gestione del tempo. Non posso più permettermi di dedicare due-tre ore al giorno al ciclismo, e poi c’è anche la famiglia. È un grosso impegno, un po’ deve essere supportato, non ci può essere sempre quello che tira, coniando un’espressione di questo sport”.

Pagine belle e altre più cupe, nel bilancio dell’imprenditore. “Ci sono stati momenti belli e altri meno buoni – afferma Vettor -, nel complesso è stata una bella esperienza, anche se molte cose non mi sono piaciute. Sia nei rapporti coi genitori, alcuni a posto e altri meno, nell’interlocuzione tra società, in un ambiente dove la passione non manca – e qualcuno cerca di approfittarsene -, ma da sola non può bastare. Con il ds Gerardo Paduano abbiamo lavorato con passione, cercando di dare forma a un progetto in cui credevamo. Quando mi sono trovato di fronte alla scelta se rilanciarlo in un ottica quadriennale o fare un passo indietro, ho deciso di mollare. Se mi avanzerà qualche soldo lo darò a chi fa promozione del ciclismo, fino ai 12-13 anni”.

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Massimo Pighin
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Giornalista friulano, dal 2002 lavora per quotidiani, periodici e agenzie di stampa, per i quali segue i fatti di cronaca e sport. Appassionato di ciclismo, ama raccontare con la medesima professionalità e attenzione le imprese dei giovani e dei campioni delle due ruote.

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