Le sfide di Marche, Puglia, Calabria, Piemonte e Friuli Venezia Giulia hanno fatto entrare nel vivo il turno elettorale per il rinnovo delle cariche della FCI. Nel prossimo fine settimana si voterà in alcune regioni chiave come Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna a cui si aggiungeranno Abruzzo e Valle d’Aosta. Un passaggio fondamentale che servirà a comporre il puzzle delle regioni e darà delle indicazioni importantissime in vista dell’assemblea nazionale del 13 e 14 febbraio 2021. Aggiornato il tabellone con tutti gli eletti (CLICCA QUI PER CONSULTARE LA LISTA DEGLI ELETTI), andiamo a vedere quali prospettive ci attendono.
VENETO – Dopo le polemiche per l’assemblea veronese che ha strizzato l’occhio a Silvio Martinello, sabato, nel corso dell’assise trevigiana a cui ha presenziato anche la vice presidente nazionale Daniela Isetti, gli osservatori più attenti hanno notato qualche scintilla tra il vice-presidente regionale, Ivano Corbanese e il suo braccio destro, il presidente provinciale trevigiano, Giorgio Dal Bò a causa delle parole espresse da quest’ultimo in relazione all’operato del consiglio regionale uscente.
“E’ stato un quadriennio fallimentare, di grande disagio, che ha visto un solo uomo al comando con nessun dialogo” avrebbe tuonato Dal Bo’, scordandosi per un attimo che alla vice-presidenza regionale, con delega a tenere i rapporti con i comitati provinciali nell’era Michieletto avrebbe dovuto essere proprio Ivano Corbanese, che sabato si presenterà come candidato alla presidenza regionale. L’altro vice-presidente regionale negli ultimi quattro anni, invece, è stato il veronese Gianluca Liber di cui, proprio Dal Bo’ sarebbe tra i sostenitori per una ipotetica candidatura alla vice-presidenza nazionale sulla scia di Cordiano Dagnoni.
“Non commento le parole di Dal Bo’ anche se mi viene da chiedermi dove sia stato in questi ultimi quattro anni. Oltre ad essere un presidente provinciale che aveva tutto il diritto di far sentire la propria voce, anche all’interno del consiglio regionale poteva contare su un vice-presidente e su un consigliere di Treviso. Se è stato un quadriennio fallimentare prima di tutto dovrebbe chiederlo alle persone come Corbanese e Liber che ha appoggiato e che ora, nonostante il fallimento dichiarato, chiede alle società trevigiane di supportare ancora una volta” ha affondato l’altro candidato alla presidenza veneta, Sandro Checchin. “In realtà ho l’impressione che Dal Bo’ volesse criticare il buon operato dei consiglieri regionali per il solo fatto che hanno scelto di entrare a far parte della mia squadra dimenticandosi, però, che a mancare, nell’ultimo quadriennio, è stata proprio la spinta dei vice-presidenti che si sono rivelati piuttosto inconcludenti”.
Un segnale, quello che è arrivato da Treviso, della confusione che regna in una delle province con il maggior numero di società (e quindi di voti) che fa il paio con la spaccatura evidenziatasi a Verona, altra provincia ciclisticamente popolosa. Due realtà che, nelle intenzioni di Ivano Corbanese, avrebbero dovuto sostenere la sua cordata e che, invece, sembra debbano fare i conti con diverse defezioni
A confermare la situazione sono proprio le parole di Sandro Checchin: “In queste settimane ho sentito moltissimi dirigenti di tutte le province e, da tutte le parti, ho riscontrato una forte spinta a condividere idee e suggerimenti che ho subito colto con piacere. Ma si tratta di tante persone che hanno a cuore il ciclismo che in questi anni sono state lasciate da parte o non sono state coinvolte, questo non deve più accadere perchè abbiamo bisogno di tutte le forze disponibili per rendere migliore il nostro movimento”.
In attesa del voto di sabato, il testa a testa tra Checchin e Corbanese si preannuncia quantomai interessante: una situazione che, proprio in Veneto, in passato ha portato anche ad un clamoroso ex-aequo. Questa volta, però, a fare da ago della bilancia potrebbe essere la candidatura di Silvio Martinello che ha appoggiato sin dall’inizio l’impegno di Sandro Checchin.
LOMBARDIA – Aria di divorzio a Milano. All’ombra del palazzo federale, infatti, si starebbero consumando le ultime battute del sodalizio che quattro anni fa aveva promosso la giovane coppia Cordiano Dagnoni – Fabio Perego alla guida del ciclismo lombardo. Un binomio giovane e ricco di idee che mixando l’esuberanza di Perego e la calma di Dagnoni faceva sognare il movimento regionale ma che, con il passare del tempo, è entrato in crisi.
La scelta di Fabio Perego, attuale vice-presidente regionale, di candidarsi alla presidenza non avrebbe incontrato l’appoggio di Cordiano Dagnoni. Il presidente uscente, impegnato a sognare un posto a Roma, infatti, avrebbe fatto candidare il fratello Christian come vice-presidente ma non nella lista di Fabio Perego, bensì in quella opposta, che fa riferimento a Stefano Pedrinazzi.
Le società lombarde, quindi, sabato saranno chiamate a scegliere tra l’intraprendente Fabio Perego che ha rinunciato ad altri progetti per dedicarsi anima e corpo allo sviluppo del ciclismo lombardo, e la linea del Dagnoni-bis che, all’ombra di un programma di appena tre pagine, sembra essere a corto di idee e di uomini.
EMILIA ROMAGNA – In Emilia Romagna, terra di Daniela Isetti, altra candidata alla presidenza nazionale, si voterà domenica mattina. Qui il presidente uscente, il parmense Giorgio Dattaro, “Isettiano” di ferro, dovrà vedersela con il romagnolo Alessandro Spada che ha intrapreso questa avventura dopo aver completato il secondo mandato alla guida del Gc Fausto Coppi di Cesenatico.
A confrontarsi saranno due modi di interpretare il ciclismo e il modo di essere dirigenti sportivi.
Spada, in particolare, nel suo programma in 10 punti ha posto l’accento sull’etica e sulla trasparenza che dovrà contraddistinguere l’operato del suo gruppo dirigente mentre Dattaro ha sottolineato il valore del gioco di squadra per affrontare la crisi galoppante che riguarda tutti i settori della vita quotidiana e dello sport.
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