E’ un autogol clamoroso quello siglato dal Consiglio Federale nella riunione di ieri. Proprio nei giorni in cui il ct azzurro Davide Cassani si spreca quotidianamente in appelli di ogni tipo per poter tornare su strada quanto prima, dunque, la FCI ha preso come base per programmare i prossimi allenamenti uno studio che invita a mantenere distanze ben superiori, che renderebbero di fatto impossibile qualsiasi forma di allenamento e gara.
LO STUDIO – La FCI nel “valutare diverse metodologie di allenamento per riprendere l’attività” infatti, non ha sviluppato alcuno studio scientifico proprio ma si è appoggiata al quello firmato da alcuni esperti olandesi basato sull’esperienza di corsa a piedi e marcia.
Nel comunicato stampa diramato dalla FCI al termine del consiglio federale si legge: “Se, infatti, un recente studio “Towards aerodynamically equivalent COVID19 1.5 m social distancing for walking and running – B. Blocken , F. Malizia , T. van Druenen , T. Marchal” mette in evidenza come la distanza di 1,5 mt. non sia sufficiente quando subentra un azione di moto come quella del ciclismo e della corsa, la Federazione sta approntando diverse metodologie di allenamento, una volta che le autorità consentiranno la ripresa dell’attività”. (clicca qui per leggere il comunicato completo)
Un approfondimento di 12 pagine, realizzato in galleria del vento, che spiega come il metro e mezzo di distanza sia sostanzialmente inutile. Uno studio che, se preso alla lettera dai rappresentanti del Governo, metterebbe la pietra tombale sulla stagione 2020 delle due ruote. In realtà si tratta solo di uno degli studi oggi disponibili peraltro elaborato solo con un programma di calcolo, senza analizzare la carica virale del Coronavirus e le diverse condizioni ambientali esterne che si possono incontrare andando in bicicletta. Niente di più lontano dalla effettiva realtà ciò che la FCI ha scelto di assumere come base discutibile per individuare le azioni da intraprendere, tanto da arrivare a pensare di adottare una distanza minima di 20-30 metri tra atleti impegnati in bicicletta.
ADDIO SPERANZE – Inutile dire che il ciclismo ha peculiarità ben diverse da camminata, corsa e calcio e, in un momento in cui i rappresentanti del Governo stanno valutando con attenzione ogni aspetto, di certo richiamare una relazione di questo genere non aiuterà i nostri atleti a tornare su strada.
Di fronte a conclusioni come quelle richiamate dalla FCI è praticamente inutile pensare a diverse metodologie di allenamento perchè, con questi presupposti, allenarsi servirà a ben poco dal momento che non si potrà in nessun caso correre. Meglio, forse, sarebbe analizzare ogni particolarità del ciclismo e porre l’attenzione, oltre che sui benefici dell’attività in bicicletta, anche sulla diversa diffusione delle particelle legate a chi viaggia a velocità ben maggiori rispetto a quelle considerate.
Insomma, in un momento delicato come questo, chiedere la “libertà di pedalare” e agire di richiami, “copia-incolla” e con pressapochismo anzichè con rigorosità scientifica, rischia di essere gravemente controproducente per il mondo del pedale.