Fine stagione, tempo di bilanci, di numeri e di statistiche. E allora noi della redazione di ciclismoweb.net siamo andati a spulciare tra i numeri del 2019 raccolti dal nostro database interno e abbiamo scoperto tante piccole curiosità.
Professionisti: qual’è la squadra che ha preso parte a più gare?
Il podio delle squadre “Stakanov” è, a sorpresa, monopolizzato dalle formazioni professional. Primo posto per la Israel Cycling Academy che ha preso parte a 115 gare. Cinque in più della Wanty Gobert (110) e otto in più della Total Direct Energie (107). Per trovare la prima World Tour bisogna scendere addirittura in nona posizione dove si piazza la Ag2r La Mondiale con 86 gare, decima la UAE Emirates con 84 gare.
Un dato che si spiega anche con il fatto che ad essere conteggiate sono le “gare” e non i giorni di gara. Evidente che i tre grandi giri impegnano i team per oltre 60 giorni di gara che, però, nella nostra graduatoria valgono solo come tre singole gare.
In favore della Israel Cycling Academy, però, c’è anche il dato sui chilometri percorsi: ben 48.797 km per la formazione israeliana, più di 2.000 rispetto alla UAE Emirates (45.094). Ma per la Israel Cycling Academy c’è un altro primato: i bianco-azzurri, infatti, hanno corso in 33 Paesi, più di tutti gli altri. La Dimension Data ha gareggiato in 25 nazioni mentre la UAE Emirates in 24.
Tra i team continental il più attivo a livello internazionale è l’irlandese EvoPro Racing, con ben 53 gare UCI all’attivo. La continental italiana con più gare UCI nel 2019 è stata la Sangemini Trevigiani con 40 partecipazioni al pari della Amore e Vita.
Quale squadra ha più giorni di gara?
Ancora una volta il primo posto è della Israel Cycling Academy: 306 giorni di gara, 10 mesi interi. A seguire UAE Team Emirates con 279, Ag2r La Mondiale con 273, Dimension Data con 271 e Lotto Soudal 270.
In campo italiano la più impegnata è l’Androni Sidermec con 206 giorni di gara, seguita da Nippo Vini Fantini (170), Neri Sottoli Selle Italia (151) e Bardiani CSF (149).
Tra le continental italiane sono 87 i giorni di gara UCI per la Sangemini Trevigiani, 70 quelli della Dimension Data Continental, 69 per il Team Colpack, 67 per la Biesse Carrera.
Qual’è stata la squadra più “vecchia” del 2019?
Il team con l’età media più alta è la continental giapponese Matrix Powertag con una media di oltre 32 anni. Tra i team World Tour la squadra “più matura” è stata la Dimension Data con una età media di 29 anni. A trascinare verso l’alto la media del team sudafricano la presenza del danese Lars Yitting Bak (39), dell’inglese Steve Cummings (38) e dell’austriaco Bernhard Eisel (38).
Tra le italiane la “più vecchia” è la Androni Sidermec che vanta una età media che sfiora i 27 anni.
Quel’è stata invece la squadra più “giovane”?
La squadra UCI più giovane al mondo è la formazione development del Team Sunweb, con 19.2 anni di media. Sulla ruota dei tedeschi però ci sono stati due team italiani: Team Beltrami e Cycling Team Friuli, infatti, nel 2019 vantavano una rosa con una media di 19.6 anni. A seguire la Dimension Data continental con 20.1 e la Iseo Rime Carnovali con 20.2
Quanti giorni per vincere?
La squadra che ha vinto per prima nel 2019 è stata senza dubbio la CCC che si è aggiudicata la prima vittoria della stagione dopo appena tre giorni di gare (era il 3 gennaio). Tra le professional il miglior risultato è della Androni Sidermec che è andata a segno dopo appena 10 giorni, era l’11 gennaio e a vincere è stato Marco Benfatto alla Vuelta al Tachira.
C’è chi, invece, ci ha messo ben 277 giorni ad ottenere la prima vittoria del 2019: si tratta della belga Sport Vlaanderen Baloise che ha conquistato il suo primo successo il 5 ottobre, quando, al Tour de l’Eurometropole ad alzare le braccia al cielo è stato Piet Allegaert.
Quanti vincitori per squadra?
La squadra che è andata a segno con il maggior numero di atleti è la Deceuninck Quick Step che ha visto ben 16 dei propri componenti vincere almeno una gara. 13 per l’Astana, 12 per Bora Hansgrohe, Israel Cycling Academy e Team Sky – Ineos.
La Deceuninck Quick Step ha ottenuto anche il maggior numero di vittorie nel World Tour, ben 35 rispetto alle 33 della Bora Hansgrohe e alle 26 della Jumbo Visma. Appena una vittoria nelle gare della massima categoria per Katusha Alpecin e Dimension Data.
Quante maglie?
In termini di titoli nazionali le più variopinte sono state senza dubbio la Deceuninck Quick Step (Jakobsen, Morkov, Jungels x2, Asgreen, Richeze) e la Bora Hansgrohe (Bodnar, Konrad, Sagan, Bennett, Formolo e Schachmann) che nel 2019 hanno conquistato 6 titoli a testa. La formazione belga, però, può fregiarsi anche del titolo europeo di Elia Viviani che fa salire il conteggio a 7 maglie in una sola stagione.
Alle spalle di questi colossi c’è una piccola formazione continental malese, la Terengganu che ha centrato ben cinque titoli nazionali: strada e crono a Singapore (Choon Goh), crono in Russia (Artem Ovechkin), crono in Algeria (Reguigui, che si è aggiudicato anche la prova in linea dei giochi africani) e titolo su strada in Malesia (Nur Mazuki).
Qual’è la nazione con più vincitori?
Si parla spesso dei malanni del ciclismo italiano. Eppure la nostra nazione è leader mondiale in termini di atleti vincenti. Sono ben 70 i corridori italiani che hanno conquistato almeno una vittoria in campo UCI in questo 2019. Quattro in più della Francia (66), tredici in più del Belgio (57). Seguono Olanda (47), Spagna (39), Australia (38), Colombia (37), Germania (35), Danimarca (27) e Gran Bretagna (25).
Quante nazioni in un ordine d’arrivo?
E’ successo ben 18 volte in questo 2019 che una gara UCI abbia contato 10 atleti di 10 nazioni diverse nella propria top-ten. Il primato spetta al Giro di Svizzera che può vantare ben 4 ordini d’arrivo di tappa con 10 nazionalità diverse ai primi 10 posti. Meglio ha fatto solo la classifica finale del Giro d’Austria, con 10 atleti provenienti da 10 Paesi diversi a contendersi il successo finale.
10 atleti di nazionalità diversa anche per l’ordine d’arrivo del campionato mondiale a cronometro e per la prova contro il tempo dei campionati asiatici.
La corsa più veloce del 2019?
E’ stata la sesta tappa del Binck Bank Tour: una cronometro individuale di 8,4 km vinta da Filippo Ganna (Ineos) davanti ad Edoardo Affini (Mitchelton Scott) per appena 5″, ad una media di 54,388 km/h. Seguono la cronometro della Tirreno Adriatico a San Benedetto del Tronto (10 km) scivolata via a 52,709 km/h, e le due prove contro il tempo del Giro di Svizzera.
La corsa in linea più veloce, invece, è stata la 17^ tappa della Vuelta a Espana di 219,6 km vinta da Philippe Gilbert alla media di 50,630 km/h.
La corsa più lunga del 2019?
Senza dubbio il Giro d’Italia con 3.546,8 km. Seguono il Tour de France con 3.403,8 km e la Vuelta con 3.291,4 km. La gara di un giorno più lunga resta invece la Milano – Sanremo con i suoi 291 chilometri, seguita dal Giro delle Fiandre (267), dall’Amstel Gold Race (265) e dal Campionato del mondo (260). Poco dietro la Parigi-Roubaix (257) e la Liegi-Bastogne-Liegi (256).
La corsa più competitiva?
La gara con il più alto tasso atletico resta il Tour de France che ha visto al via tutti gli atleti con maggior punteggio Uci. La Grande Boucle fa meglio anche del Campionato del Mondo mentre al terzo posto si piazza la Milano – Sanremo davanti alla Liegi Bastogne Liegi.
Il Giro d’Italia vinto da Carapaz si piazza “solo” in tredicesima posizione, sopravanzato anche dalla Tirreno-Adriatico. Peggio del Giro la Vuelta a Espana che chiude al diciottesimo posto.
Qual’è stata la media di gara stagionale?
Spesso si dice che un effetto del doping sarebbe stato quello di alzare, negli anni, le medie di gara. Nel 2019, nelle gare UCI World Tour, si sono percorsi ben 29.263 km, in poco più di 719 ore alla media dei 40,685 km/h.
La media è più bassa rispetto a quella del 2018 (40,717) e del 2017 (40,786).
Prime volte…
Il 2019 è stato l’anno che ha regalato cinque prime volte nelle classiche monumento. E’ stata la prima volta di Julien Alaphilippe alla Milano – Sanremo, la prima volta di Philippe Gilbert alla Parigi-Roubaix, la prima volta di Jakob Fuglsang alla Liegi-Bastogne-Liegi e la prima volta di Bauke Mollema al Lombardia.
La più clamorosa resta però la vittoria di Alberto Bettiol che al Giro delle Fiandre ha conquistato il suo primo successo assoluto tra i professionisti.
Il più giovane a vincere?
Per una volta non è Remco Evenepoel! Il fenomeno belga (19 anni e 139 giorni alla sua prima vittoria nella seconda tappa del Belgium Tour) è stato battuto da due ruandesi: Yakob Debesay ha vinto la settima tappa del Tour du Rwanda 2019 all’età di 18 anni e 247 giorni mentre Biniyam Ghirmay si è imposto nella terza tappa della Tropicale Amissa Bongo ad appena 18 anni e 296 giorni.
Peggio di loro hanno fatto altri due fenomeni colombiani: Ivan Ramiro Sosa ha vinto la Route Occitanie a 21 anni e 234 giorni mentre Egan Bernal ha vinto la Parigi Nizza a 22 anni e 63 giorni.
Alberto Dainese è il più giovane italiano ad essersi imposto in una gara professionistica: il padovano ha conquistato la terza tappa del Giro di Repubblica Ceca a 21 anni e 145 giorni. Seguono Simone Bevilacqua (22 anni e 49 giorni), Giovanni Lonardi (22 anni e 132 giorni) e Attilio Viviani (22 anni e 311 giorni).
Affidabilità: chi va fino in fondo?
Ci sono degli atleti che, in ogni situazione, ad ogni latitudine, raggiungono sempre il traguardo. Il migliore tra questi, nel 2019, è il belga Thomas De Gendt che ha affrontato 94 giorni di gara arrivando sempre sulla linea del traguardo. Per il belga classe 1986, prof dal 2006, che ha completato tutti e tre i grandi giri il miglior risultato è, senza dubbio, la vittoria nell’ottava tappa del Tour de France mentre il peggior piazzamento è stato il 149esimo posto nella terza tappa della Vuelta, sfiorato anche nell’ultima sua apparizione del 2019, l’ultima tappa della corsa spagnola chiusa al 146esimo posto.
Alle spalle di De Gendt, tra coloro che sono sempre arrivati al termine delle gare che hanno affrontato figurano Mike Teunissen (86 giorni di gara) e John Degenkolb (82). Gli italiani più affidabili sono Giulio Ciccone (75 gare completate) e Cesare Benedetti (60).
DNF: sempre ai box…
Il corridore che ha collezionato più ritiri nel 2019 è il belga Tom Devriendt (Wanty Gobert): quest’anno si è fermato ai box ben 29 volte. In 53 volte, invece, è arrivato sin sul traguardo. Per lui il momento di gloria è arrivato nella seconda tappa del Giro d’Austria, chiusa a braccia alzate davanti a Steimle e Koch.
24 i ritiri del francese Jeremy Lecroq (Vital Concept), 23 quelli di Justin Mottier (Vital Concept) mentre tra gli italiani è pareggio in testa a questa speciale classifica tra Roberto Ferrari e Manuele Mori che si sono ritirati in 15 prove UCI. Entrambi vestivano la casacca della UAE Emirates ed entrambi sono scesi di bicicletta a fine 2019.
Ciclomercato, quanti sono gli atleti che cambieranno casacca?
Il 31% degli atleti del World Tour cambierà squadra in vista del 2020. Tra loro ben 22 atleti della Top100 mondiale: nomi illustri come quelli di Philippe Gilbert (andrà alla Lotto Soudal), Vincenzo Nibali (Trek), André Greipel (Israel), Mark Cavendish (Bahrain Merida), Nairo Quintana (Arkea Samsic), Elia Viviani (Cofidis), Tom Dumoulin (Jumbo Visma) e Matteo Trentin (CCC)
La squadra che si è rafforzata maggiormente rispetto al 2019 è senza dubbio la Dimension Data che nella prossima stagione correrà sotto le insegne della NTT Pro Cycling. In positivo anche il mercato di CCC, Jumbo Visma, EF Education First e UAE Team Emirates. Per tutti gli altri il conto dei punteggi è negativo, soprattutto per Bora Hansgrohe, Deceuninck Quick Step e Movistar.
Ritirati. Chi sono?
In tanti hanno lasciato il ciclismo al termine del 2019. Il più anziano a scendere di bicicletta è senza dubbio il 42enne Rinaldo Nocentini, seguito a ruota da Stijn Devolder (40), e da una folta rosa di 39enni: Daniele Bennati, Samuel Dumoulin, Lars Yitting Bak, Ruben Plaza, Laurens Ten Dam e Manuele Mori.
Appena 29 anni, invece, per Taylor Phinney e 33 per Simon Spilak: tra i più giovani a rinunciare al mondo delle due ruote World Tour.
Cambio di nazionalità?
Se nel 2018 a cambiare bandiera era stato Seid Lizde, passato dall’Italia alla Bosnia, quest’anno due atleti hanno cambiato nazionalità. Si tratta dell’olandese Britt Knaven, diventato belga e dell’italianissimo Enrico Gasparotto che da quest’anno è a tutti gli effetti un atleta svizzero.
Qual’è la bicicletta più vincente?
Il brand di biciclette che ha raccolto più successi nel 2019 è Specialized che con le sue sei formazioni ha centrato ben 133 successi.
Secondo posto per la Bianchi che però in gruppo schierava appena 2 formazioni (Iam Excelsior e Jumbo Visma) con cui ha totalizzato ben 55 vittorie.
Seguono la Argon 18 con Astana e Terengganu (53), la Canyon che può contare sul fenomeno Van Der Poel oltre che su Movistar e Katusha(47) e l’italianissima De Rosa (44).
33 vittorie per la Colnago, 32 per la Bottecchia, 21 per la Pinarello, 13 per la Guerciotti, 8 per la Wilier ed una per Cipollini, Olmo e Carrera.