Ordine d’arrivo:
1° Primoz Roglic (Jumbo Visma) 5h08’08”
2° Michael Woods (EF Education First) a 14″
3° Sergio Higuita (EF Education First)
4° Bauke Mollema (Trek Segafredo) a 16″
5° Alejandro Valverde (Movistar)
6° Diego Ulissi (UAE Team Emirates) a 20″
7° Pierre Roger Latour (Ag2r La Mondiale) a 23″
8° Jakob Fuglsang (Astana)
9° Egan Bernal (Ineos) a 27″
10° Gianluca Brambilla (Trek Segafredo) a 31″
Un Giro del’Emilia stellare. Sulla linea di partenza i tre vincitori dei grandi giri, Richard Carapaz del Giro d’Italia, Egan Bernal del Tour e Primoz Roglic della Vuelta. Un Giro dell’Emilia dove si è visto il meglio del ciclismo intercontinentale e dove lo show con la vittoria per distacco di Primoz Roglic è stata il capolavoro finale.
Lo sloveno tra l’altro aveva vinto anche la prima tappa del Giro d’Italia, la cronometro dalla Piazza Grande di Bologna al Colle di San Luca. Il Santuario della Beata Vergine di San Luca insomma ha fatto il miracolo. Lo ha fatto con i corridori stranieri. Dei tricolori solo l’ombra di qualche uomo in fuga, da Jacopo Mosca, che tenta un solitario disperato tentativo di arrivare all’arrivo a Diego Rosa che lavora duro per Egan Bernal che però si deve inchinare alla super forma di Roglic. Insomma chi sperava che il Giro dell’Emilia fosse il riscatto a sette giorni di distanza dal mondiale “amaro” del secondo posto di Matteo Trentin si è dovuto ricredere.
Matteo Trentin ha scelto altre corse e altri campi di sfida così come il neo campione del mondo, il danese Mads Pedersen. Per i palati fini del ciclismo però vedere schierati i tre vincitori dei tre grandi giri è stato come buttarsi a capofitto in un tiramisù dopo un anno di dieta. E all’Emilia intanto sia parlava di mercato. E dei tanti movimenti dei team. Procuratori che mettono sotto contratto gli juniores italiani, cercando di accaparrarsi il meglio che offre il mercato tricolore per sbatterli subito in qualche word tour senza il passaggio tra i dilettanti e piazzarli al massimo nelle continental. Parcheggiarli un paio di anni senza capire se il talento dimostrato tra gli juniores sia poi lo stesso che si riscontra nella massima categoria. Senza capire se la crescita debba essere fatta in modo graduale oppure come in un percorso Kneipp dove alterni acqua gelata a sassi, a getti di acqua calda, lanciando nella mischia il corridore. Poi fa nulla se gli si brucia la testa del motore. Corridori alla ricerca frenetica di un nuovo contratto, in molti casi per allungare l’agonia o in altri sperando in una pronta risalita alla categoria superiore.
E’ un ciclismo senza più regole, ma un Giro dell’Emilia come quello corso a Bologna ci consegna di sicuro una profonda considerazione. I corridori italiani faticano sempre più a farsi spazio nei team stranieri, nei confronti dei nostri atleti di casacca tricolore c’è poca fiducia e poca considerazione. Un ciclismo che rischia di implodere se non si trovano soluzioni con una certa urgenza. O l‘immagine Carapaz (Ecuador) – Bernal (Colombia) – Roglic (Slovenia) sarà sempre più ricorrente tra i vincitori dei grandi Giri… e senza italiani. E pensare che la Slovenia, per chi vive a Nord – Est , è a un tiro di schioppo.