Tante volte quando guardiamo il calendario delle gare, dal sito della Federazione Ciclistica, diamo occhiate sommarie. Lo scorriamo in velocità, senza prestare attenzione ma spesso potrebbe diventare fonte di ispirazione.
26 agosto. Cavriago, Reggio Emilia. Due gare per esordienti, organizzazione Bardiani CSF Valvole. Due corse giovanili sponsorizzate e organizzate da quel vulcano di Bruno Reverberi, settant’anni compiuti e una vita in ammiraglia. Anche adesso a capo di una squadra professional.
Perché Bruno questa scelta?
“Perché noi abbiamo avuto tanto dal ciclismo e vogliamo restituire anche al ciclismo – racconta il decano dei direttori sportivi dei professionisti, Bruno Reverberi – Mi sono impegnato in prima persona nell’ organizzazione di due corse per esordienti. Il ciclismo, se non diamo una mano alle società piccole, il nostro movimento rischia di scomparire e anche a breve. Un tempo in tutti i paesi c’erano società, dalle giovanili e alle categorie superiori. Ora le società piccole sono sempre più caricate di spese e fanno fatica ad organizzare una gara. Questi di Cavriago, che è il mio paese, erano in difficoltà. Io ho messo mano al portafoglio e la sponsorizzo io direttamente. Non riuscivano ad organizzarla e la sponsorizzo direttamente, per il piacere di veder correre questi ragazzini. E poi diamo una mano anche con i premi, mettiamo in palio tubolari, magliette, borracce. Non facciamo niente di straordinario. Ma se nell’ambiente ci si desse tutti una mano, visto che cominciano a mancare squadre giovanili, dove far correre i ragazzi e farli crescere, si potrebbe davvero ripartire”.
Un bel gesto nei confronti di tutto il movimento che non è un caso isolato per la famiglia Reverberi…
“Insomma – continua il vulcanico Reverberi senior – abbiamo deciso di aiutare la filiera nel limite del possibile. Anche al comitato regionale dell’Emilia Romagna. Quando possiamo diamo una mano. Gli prestiamo i camion, le ammiraglie. Anche il meccanico. E’ accaduto al campionato italiano juniores a Loria. Se il comitato regionale deve affrontare delle trasferte, come ad esempio a Loria per il tricolore juniores o per la Tre Giorni Orobica, cerchiamo di dare le possibilità di esprimersi al meglio anche con i nostri mezzi. Non ci serve la pubblicità, ma lo facciamo per solidarietà nei confronti del mondo giovanile. Cerchiamo di aiutare il movimento perché fino a qualche anno fa c’era una grande attività. Ora i comitati regionali che non hanno più grandi mezzi, devono andar via persino con le borracce date dalle società che a loro volta le acquistano a fatica”.
Tubolari, borracce e aiuti in natura. Sembra quasi un ritorno al passato per il ciclismo italiano.
“Proprio per questo io con la mia squadra professional cerco di fare questo. Da direttore sportivo ho fatto tutte le categorie e conosco le difficoltà. Un tempo, quando seguivo la categoria dei dilettanti il nostro comitato regionale a fine anno come premio ci dava 40 tubolari. Erano soldi eh… Io preferivo lasciarli in comitato per farli distribuire alle squadre minori. A me non cambiava nulla, a loro si. Ribadisco, abbiamo preso dal ciclismo e abbiamo anche cercato di dare. E poi noi siamo l’unica squadra al mondo che ha corridori di una sola nazionalità, solo italiani. Per dare modo al nostro ciclismo di crescere, far correre i nostri corridori che altrimenti in squadre straniere non avrebbero spazio”.
Un ciclismo, quello italiano, in cerca di una propria identità e di un indirizzo…
“Deve cambiare anche il ciclismo, specie quello dei dilettanti. E pertanto sono favorevole da un lato allo sviluppo delle continental italiane. Noi abbiamo un dilettantismo organizzato bene per carità, nulla da dire, ma limitato all’Italia e alle corse italiane. Corriamo tra di noi senza misurarci e confrontarci con l’estero. All’estero i dilettanti non esistono. Con le Continental i nostri corridori avranno modo di misurarsi con atleti di livello superiore e con le squadre straniere. L’unico nodo resta il passaporto biologico. Non deve avere costi esagerati per questa categoria, perché non possono pagare 85 mila euro di passaporto biologico, tanti ne spendiamo noi e per una Continental diventerebbe quasi quasi un primo sponsor. Basterebbero che ne so, 10 mila euro compresi i controlli a sorpresa a casa, controlli a domicilio che servirebbero come deterrente. Ma spetta all’Uci questa decisione. Con il passaporto biologico e con un minimo di controlli anche i furbetti del gruppo starebbero più attenti e penserebbero a pedalare e allenarsi senza trovare scorciatoie, perché tanto poi è la strada a dettare legge se sei forte”.
Dall’Uci in questi giorni tante idee e poca concretezza…
“Se io potessi ad esempio farei aumentare al terzo anno gli juniores e farei passare i corridori direttamente in una professional con un anno in più. Se passano e se corrono con i professionisti vedi poi come cambiano testa e passo e si rendono conto cos’è il ciclismo. Inoltre bisognerebbe mettere un tetto di età ai corridori delle Continental, perché non può essere che chi viene lasciato a piedi dalle Professional ritorni in una Continental e ci ritroviamo in gruppo corridori anziani che potrebbero fare i cicloamatori. Tante le cose da cambiare, ma per fare questo, il nostro ciclismo tricolore deve tornare a esser forte e a dettare legge”.
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