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Home » Tutte le notizie » Giro 2017: ecco perchè nessuno salverà Nippo e Androni
Editoriali

Giro 2017: ecco perchè nessuno salverà Nippo e Androni

Andrea FinBy Andrea Fin4 Febbraio 2017
PhotoScanferla M3590

Hanno parlato sponsor, manager, sindaci, presidenti e politici di ogni genere. Ma per Nippo Vini Fantini e Androni Sidermec non c’è speranza in vista del Giro d’Italia 2017. Nessuno le salverà davvero, nessuno può farlo, a parte la stessa RCS Sport che al momento ha fatto quadrato attorno alle quattro Wild Card già concesse.

Dopo la notizia shock abbiamo lasciato qualche giorno per far si che il polverone calasse e consentisse di vedere più nitidamente i contorni della vicenda. Ora, alla vigilia dell’avvio della stagione italiana, è giunto il momento di fare chiarezza.

PhotoScanferla M3590I CENTRI DI POTERE – Piaccia o non piaccia, il sistema creato dall’UCI è questo e, come spesso accade all’interno delle federazioni sportive, non premia nè il merito nè il valore tecnico ma mira semplicemente a creare centri di potere. Da una parte il potere dell’UCI che può “vendere” le proprie licenze World Tour ai team più ricchi, dall’altra il potere dei principali organizzatori, ASO e RCS su tutti, che hanno tenuto per sè una “riserva” di Wild Card da distribuire al miglior offerente.

Un sistema malato. Un sistema contrario a quelli che dovrebbero essere i principi fondanti del mondo sportivo, dove vince il più forte, colui che taglia la linea del traguardo per primo, non quello che si può comprare la bici più costosa o l’ammiraglia più brillante. Un sistema che non è stato cambiato nemmeno dal britannico Bryan Cookson che, nel 2013, all’indomani della sua elezione a Palazzo Vecchio, aveva dichiarato di voler cambiare l’intero impianto del ciclismo internazionale. A fine stagione si tornerà al voto e chissà cosa ne uscirà: intanto la riforma prevista per il 2017 è slittata a dopo il 2018, come a dire: non si farà mai.

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PhotoScanferla M42041SENTI CHI PARLA – In questo contesto RCS ha scelto. Lo ha fatto rispettando gli accordi sulla Coppa Italia. Lo ha fatto cedendo alle lusinghe economiche dei team stranieri. Resta il fatto che era libera di farlo e lo ha fatto nella maniera che ha ritenuto più opportuna ed ora non potrà essere piegata da nessuno a modificare la propria decisione. Il sistema è questo: e non se ne possono certo lamentare gli stessi player che fino allo scorso anno se ne sono avvantaggiati pur non avendone i meriti tecnici. Ora che viene premiato qualcun altro non va più bene?

“Dateci un posto in più”. “Chiedete una deroga all’UCI”. “Facciamo una formazione mista”. Tutti appelli senza speranza, destinati a cadere nel vuoto, lo stesso posto in cui sono finite le interrogazioni parlamentari espresse dai protagonisti più improbabili, compreso il povero senatore Antonio Razzi. E che dovrebbe fare il Governo Gentiloni contro RCS? Imporre la presenza di un team? Così dal 2018 le Wild Card non saranno più decise in base ai soldi ma all’influenza politica?

Tantomeno potrà fare la FCI con il neo-rieletto Renato Di Rocco che ben si è guardato dal prendere una posizione su di una questione così amara e triste per il ciclismo italiano: RCS si è fatta carico dei prossimi campionati italiani, togliendo le castagne dal fuoco alla Federazione, e ci ha messo del proprio per la sottoscrizione del contratto sui diritti tv delle gare professionistiche italiane. Impossibile chiederle di più. O anche solo mettersi contro gli uomini di Cairo.

Sembra di assistere al solito gioco all’italiana, dove si ricorre all’amico potente di turno. Almeno, però, bisognerebbe trovarne uno di potente per davvero. Perchè dall’altra parte i soldi ci sono e pesano non poco.

Polemiche a parte, queste esclusioni dovrebbero segnare il momento per avviare una seria riflessione sul futuro del nostro ciclismo. Come mai si continua a svendere il ciclismo italiano a Paesi che non hanno alcuna tradizione ciclistica? Perchè non portare questi sponsor ad investire in Italia? Perchè non provare a mettere nero su bianco un progetto italiano serio ed efficace?

Se questa forza non c’è, ha ragione Mauro Vegni: “Le squadre italiane non possono pensare di vivere sempre sulle spalle del Giro”. Oppure, se preferite, il senatore Antonio Razzi: “Questi sono tutti malviventi. Questi pensano solo ai c… loro. A te non ti pensa nessuno, te lo dico io, caro amico”.

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Andrea Fin
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Giornalista, appassionato di ciclismo, ha iniziato a pedalare a 7 anni e dal 2005, insieme a Riccardo Scanferla, ha fondato Ciclismoweb.net diventandone direttore responsabile. Attento osservatore del mondo delle due ruote, oggi è anche un apprezzato opinionista nello studio televisivo di Teleciclismo.

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