Anche gli sport femminili entrano nel professionismo. Oggi la Commissione Bilancio del Senato ha approvato un emendamento alla manovra che equipara le donne ai colleghi maschi estendendo le tutele previste dalla legge sulle prestazioni di lavoro sportivo e per promuovere il professionismo nello sport femminile ha introdotto un esonero contributivo al 100% per tre anni per le società sportive femminili che stipuleranno con le atlete contratti di lavoro sportivo.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione per lo sport italiano che fino ad oggi è stato regolato dall’art. 2 della legge 91/1981 che stabilisce che “sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi e i preparatori atletici che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso, con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal Coni e che conseguono la qualificazione dalle Federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle Federazioni stesse, con l’osservanza delle direttive stabilite dal Coni per la distinzioni dell’attività dilettantistica da quella professionistica”.
In sostanza a decidere quali discipline sportive siano o meno professionistiche è il CONI in collaborazione con le Federazioni Sportive. A 34 anni dall’entrata in vigore di questa legge però, il CONI non ha ancora chiarito cosa distingua l’attività professionistica da quella dilettantistica. La mancanza di chiarezza ha determinato una grave discriminazione, penalizzando molti atleti, in particolare le donne.
Dopo la legge 91/81 le Federazioni Sportive hanno riconosciuto come “professionistiche” sei discipline sportive, che ad oggi sono rimaste solo in quattro, con un dettaglio che non deve più sfuggire all’attenzione: sono tutte maschili. Sono il calcio, il golf, il basket (solo nella categoria A1) e il ciclismo, tutte e solo nel settore maschile. Il motociclismo ha chiuso il settore nel 2011, la Boxe nel 2013. A tutte le atlete italiane fino ad oggi era negato l’accesso alla legge Statale che regola i rapporti con le società, la previdenza sociale, l’assistenza sanitaria, il trattamento pensionistico.
Se l’emendamento supererà l’esame dell’Aula, dunque, dal 2020 potremmo assistere ad una vera e propria rivoluzione in rosa dello sport.