Esiste una norma federale. Qualcuno l’ha violata ed è stato pizzicato con le mani nella marmellata. Ma non riceverà alcuna sanzione. Non solo, come se ciò non bastasse, è stato pure aiutato dalla FCI a bypassare qualsiasi altra norma federale. Da oggi la legge è un pò meno uguale per tutti nel mondo del ciclismo italiano.
NORME CALPESTATE – Il riferimento è al caso dei tre under 23 al primo anno tesserati per il Team Colpack, affiliazione Lombardia. Baldaccini, Oldani e Covi (clicca qui per rileggere la notizia) hanno corso sabato e domenica scorsa, nonostante già nella giornata di sabato fosse stata rilevata l’anomalia e continueranno a correre indisturbati per il resto del 2017. Non conta il fatto che la società bergamasca abbia violato una norma imperativa della FCI, non conta nemmeno la “complicità” degli atleti che hanno taciuto la loro condizione. Un colpo di spugna e tutto è stato risolto. Come se nulla fosse mai accaduto.
A sbloccare la situazione, infatti, nella giornata di ieri, è intervenuta una delibera presidenziale firmata direttamente da Renato Di Rocco: “preso atto della buona fede della Società” si delibera di autorizzare il trasferimento dell’atleta Davide Baldaccini alla Società Colpack affiliata in veneto. Questo il contenuto di quello che, proprio in veneto, si definisce il “tacon pèso del buso” (la toppa peggiore del buco, ndr).
Ma, precisamente, dove starebbe la buona fede? Qualcuno, timidamente, sostiene che Baldaccini al 30 agosto avesse 34 punti ottenuti in Italia e che avesse “sforato” il tetto federale con i punti ottenuti in nazionale al Gp Patton. Ma anche questo è falso: senza i punti ottenuti in nazionale, infatti, il corridore avrebbe avuto comunque 36 punti ottenuti sul territorio italiano. Ancora di più, poi, erano i punti di Covi e Oldani.
Di fronte a questi dati di fatto la delibera presidenziale non solo si crea un pericoloso precedente di deroga alla norma sui 35 punti ma va a superare anche il vincolo di mercato previsto dalle norme sui trasferimenti che non consentono alcun cambio di società se non nel periodo che va dal 1 al 20 giugno. Sarebbe stato più saggio sospendere almeno uno dei tre atleti (se non tutti e tre) fino al 1° giugno e consentirne, in quella data il trasferimento ad altra società, ma la prepotenza sfoggiata in questo caso è stata tale da rendere “urgente” il passaggio. Peraltro, a questo punto, resta da vedere se Baldaccini prenderà parte pure ai campionati provinciali, regionali e italiani, dal momento che, sempre la FCI, ha legiferato: “Gli atleti che usufruiscono di questa opportunità non potranno partecipare alle prove di Campionato Provinciale, Regionale e Italiano”. Ma statene certi, se lo dovesse fare, sarà, senza dubbio, in buona fede.
DUE PESI DUE MISURE – Da qualsiasi parte lo si guardi, l’affaire-Colpack è una vera e propria beffa per tutti quei tesserati che sono stati puniti a vario titolo dalla FCI che ha sempre negato la “buona fede”. L’ultimo caso in ordine di tempo è quello del biker Luca Tombini, sanzionato dal Tribunale Federale con la sanzione biasimo e con ammenda di € 500,00 per essere stato in possesso sia della tessera UISP sia di quella FCI: anche Tombini si era difeso dichiarando di “essere in buona fede” e di non essere mai stato a conoscenza di questo vincolo ma per lui, non si è mosso il Presidente della FCI.
Renato Di Rocco, invece, si è scomodato per il Team Colpack ritenuto “in buona fede”. Tanto in “buona fede” che è stato lo stesso Team Colpack a determinare il nominativo dell’atleta e la relativa somma da versare al Comitato Regionale Lombardia. Dato che la FCI, ancora una volta, ha dichiarato di non avere i mezzi per controllare i punteggi degli atleti: “La società Colpack con affiliazione veneto ha provveduto al versamento del 50% del valore dei punti di Baldaccini” riferisce orgogliosamente Cordiano Dagnoni, presidente del Comitato Regionale Lombardo che però ammette: “Hanno determinato loro il valore da versare, noi non ne abbiamo idea come sia stato calcolato. Chiederemo contezza”.
Ma come? Lo stesso Team Colpack che fino a sabato scorso “in buona fede” non era a conoscenza dei 45 punti ottenuti da Baldaccini entro il 30 agosto 2016, oggi non solo conosce quanti punti lo stesso abbia effettivamente ottenuto (e dunque avrebbe potuto saperlo anche prima e dunque verrebbe a cadere l’ipotesi della “buona fede”), ma anche determina il valore da versare al Comitato Regionale Lombardia senza che nessuno si prenda la briga di controllare?
Forse siamo gli unici a pensare male. O forse qualcosa che non torna, in questa vicenda, c’è per davvero. Allora, ri-analizziamo la questione. Dall’inizio: calcolare i punti ottenuti da un atleta è così difficile?
Proviamoci insieme. Scarichiamo il regolamento tecnico dal sito federale (clicca qui), andiamo a consultare il prospetto riportato alle pagine 50 e 51, apriamo www.ciclismoweb.net, inseriamo il nome “Baldaccini” nel campo ricerca presente nella colonna arancione qui a fianco e otteniamo tutti i piazzamenti del corridore in questione stando attenti anche alle date di effettuazione delle gare. A questo punto, utilizzando le nozioni che ci sono state insegnate in seconda elementare, sommiamo i punti totali e moltiplichiamo per 26 euro.
Dunque, l’unico requisito necessario per procedere a tale conteggio è: saper leggere, possedere un collegamento internet e aver frequentato la seconda elementare o, in alternativa, disporre di una calcolatrice da 3 euro. Chi non abbia frequentato la seconda elementare può essere considerato “in buona fede”, tutti gli altri, che siano team manager, dirigenti federali, presidenti di ogni ordine e grado, direttori sportivi o corridori non possono in alcun modo essere giustificati. Eppure questo è quanto è accaduto con la delibera presidenziale.
I PRECEDENTI – La questione, però, non ci lascia ancora tranquilli. Possibile che la FCI, così attenta al comportamento etico dei propri tesserati tanto da arrivare a sanzionare amatori, dirigenti e atleti di ogni genere per questioni minori, possa lasciarsi sfuggire un caso che in un sol colpo abbatte non una, ma almeno tre norme federali su cui la Struttura Tecnica ha puntato molto negli ultimi anni?
E allora andiamo a sfogliare il libro degli appunti e iniziamo a collegare alcuni puntini: negli ultimi anni sarebbero sempre più numerose le vicende che vedrebbero incrociarsi i destini del Team Colpack e della FCI. A cominciare dalla trasferta al Tour de l’Avenir di qualche anno fa, salvata in extremis proprio dall’intervento di patron Colleoni, disposto a mettere sul piatto soldi, mezzi e personale pur di far partecipare la nazionale azzurra alla competizione transalpina dopo che il Consiglio Federale aveva già constatato che la FCI non disponeva dei fondi necessari per sostenere le spese di quel viaggio. La stessa cosa si ripete in pista tanto da arrivare al clamoroso trasferimento di Filippo Ganna (pezzo pregiato del quartetto olimpico), dirottato dalla Viris Maserati alla Colpack, secondo alcune indiscrezioni, proprio dai tecnici federali che ritenevano di avere maggior affinità con quelli bergamaschi piuttosto che con gli uomini di Pirro. Le convocazioni ad Europei e Mondiali Under 23 su strada degli ultimi due anni, poi, meriterebbero un capitolo a parte.
Nel giugno 2016 ad organizzare i campionati italiani under 23 ed elitè, togliendo un pensiero alla FCI, è il Velo Club s.s.d. A.R.L. che altro non è che la denominazione sociale del Team Colpack. Il podio è a due passi da casa Colleoni, sia tra gli under 23 sia tra gli elitè vincono due atleti in maglia bianco-nera e i controlli antidoping si svolgono, non in un ambiente neutro come prescritto dal regolamento, ma all’interno del motorhome brandizzato “Colpack” senza che la giuria rilevi alcunchè.
Ma torniamo in pista, a Montichiari. Dove opera l’ex professionista Ivan Quaranta: gli orari sono quelli riservati alla federciclismo e il tecnico dovrebbe essere “super-partes”. Il “giaguaro” però dal novembre 2016 è ufficialmente anche il tecnico del Team Colpack per la pista e le polemiche con gli altri ds non mancano. E via di questo passo…
Fermi tutti. Nessun complotto: Colpack e, soprattutto, FCI sono “in buona fede”.
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