Dagli sterrati dell’Adriatica Ionica Race alla pista del velodromo Ottavio Bottecchia di Pordenone. La coppia Marco Villa – Domenico De Lillo parla e mastica di ciclismo. Il passato e il presente ma sempre vincente. Domenico De Lillo a bordo degli stayer ha portato al trionfo in tre mondiale Bruno Vicino, trevigiano di Villorba e direttore sportivo alla UAE nel mondo Wolrd Tour. Racconta emozionato la corsa degli stayer che dopo tanti anni tornano a rivivere nella pista di Pordenone : “Una specialità spettacolare che piaceva al popolo del ciclismo e della pista. Purtroppo le innovazioni l’hanno cancellata. Ma in questa specialità abbiamo avuto grandi campioni. Basti ricordare anche Giovanni Renosto. Il fatto che ritorni a dare spettacolo è importantissimo perché significa non un ritorno al vintage come qualcuno pensa ma la voglia di rimettere in piedi il ciclismo, quello che dava spettacolo”.
E sullo stop del velodromo di Treviso parla di amarezza: “Mancano i soldi della ditta costruttrice per dei lavori che l’hanno messa in difficoltà. Che dire. Una notizia molto brutta, noi che siamo amanti della pista e che un tempo abbiamo vissuto di questo, della pista e dello spettacolo che ci regalava, e stavamo sperando nel rilancio della pista soprattutto qui in Veneto…insomma, spero che non sia una situazione così grave. Spero si trovino i fondi il prima possibile per finire quello che è stato iniziato”.
Dispiaciuto anche Marco Villa, il commissario tecnico della nazionale su pista. Quello che ha condotto alla vittoria della medaglia d’oro olimpica nell’omnium Elia Viviani: “Lo scorso anno la chiusura del velodromo di Montichiari. E solo a settembre dello scorso anno la grande inaugurazione del principio lavori del velodromo di Spresiano. Speravamo di entrare già a febbraio 2020. Per noi è una struttura fondamentale per la nazionale, per gli allenamenti, per i ritiri, per le competizioni di carattere internazionale. Siamo convinti che il nostro presidente federale Renato di Rocco risolverà la situazione. Per noi sarà un altro inverno duro, di trasferte in velodromo in Spagna o in Svizzera facendo lievitare costi e fatiche anche per gli atleti. Così rischiamo di perdere per strada tanti corridori”.
E tanti corridori invece si sono persi per strada oggi alla seconda tappa della Adriatica Ionica Race. I settori di sterrato, con un calore percepito che arrivava a oltre 40’ gradi, polvere a non finire, hanno trasformato una tappa di “trasferimento” in spettacolo vero. Quasi una seconda Roubaix ammette Philippe Gilbert che dichiara dopo il traguardo: “Si vedeva davvero poco nei tratti di sterrato. Una tappa davvero dura. Ma sono soddisfatto per la mia squadra. Abbiamo letteralmente dominato – conferma il corridore della Deceunink Quick Step e vincitore della Parigi Roubaix –. E il nostro giovane velocista colombiano ha vinto una tappa durissima”.
Maschere di fango, di polvere, e medie stratosferiche per questa seconda edizione dell’Adriatica Ionica Race. Perché questo vuole adesso il ciclismo. Spettacolo, fatica e vincitori di grande classe.
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