“Non ci resta che piangere”… Era il 1984 quando uscì il film interpretato da Massimo Troisi e Roberto Benigni. Campagna toscana. Il bidello Mario e l’insegnante Saverio sono fermi a un passaggio a livello, in attesa che il treno transiti. Un treno che sembra passare mai. I due sono amici e si confidano a vicenda. L’attesa si protrae e decidono di percorrere una stradina tra i campi. Dopo un po’ restano in panne con l’auto in mezzo alla campagna. Si fa sera, piove. I due trovano alloggio in una locanda per la notte, in una stanza che ospita già un’altra persona. E si ritrovano catapultati nel periodo rinascimentale.
Montecatini, sabato 15 giugno 2019. Dopo qualche disguido alberghiero, ma tutto può accadere in una organizzazione di una corsa a tappe, non è facile sistemare una carovana di centinaia di persone, si arriva finalmente a destinazione… fino a che… non si chiudono le sbarre davanti alla macchina e passa un tempo immemore prima che si riaprano. E sembra di tornare indietro nel tempo… In una tappa del Giro d’Italia Under23 che sa di antico. Si parte da Bagni di Romagna. E nella confusione della festa di piazza che precede la partenza della tappa ti ritrovi davanti una Pieve Romanica fatta di pietre e porfido, con un interno scarno ma carico di atmosfera mistica, emanata forse dal corpo della Beata Giovanna, che dorme avvolta nel suo abito monacale, un sonno eterno.
Parte la corsa e inizia la lunga estenuante tappa, dal sapore antico appunto. Lungo il passo Mandrioli la strada si inerpica scorrevole e agevole anche se alla partenza i corridori sembravano preoccupati per l’avvio di gara subito in salita. Arriva al culmine di una strada che sembra davvero dimenticata dal traffico urbano e trascina la carovana in salita dal mondo romagnolo a quello toscano. Boschi inesplorati, ancora rocce falesie che hanno le fattezze della Sfinge d’Egitto, facendo attenzione se nella boscaglia si muove qualcosa. Perché le leggere e i racconti, molti dicono addirittura reali e veritieri, raccontando di comunità di gnomi e folletti che abiterebbero quelle terre, vivendo in comunità autosufficienti. Si mostrerebbero solo agli umani dal cuore puro. Chiediamo a qualche corridore all’arrivo se per caso in salita ha notato strani movimenti nei boschi.
Ci risponde qualche corridore: “Si, movimento di gambe per la tanta fatica”. Lasciati gnomi , folletti e fate sull’Appennino Tosco Romagnolo, si scende verso il Casentino terra ricca di scrittori, latinisti ed artisti, lungo la strada che i monaci Camaldolesi scelsero per costruire il proprio Eremo. Un luogo carico di fascino, conteso con il poco distante Chiusi della Verna, dove San Francesco dimorò e ricevette le stigmate. E proprio a Chiusi è da sempre in atto una disputa sulla nascita di Michelangelo. Antichi documenti affermerebbero che Michelangelo non sarebbe nato a Caprese ma proprio a Chiusi dove dimorava il padre.
La folle discesa verso Popi dove si staglia il massiccio Castello di Popi, edificato da Lapo e Arnolfo di Cambio, grezzi architetti toscani che eseguivano le richieste dei committenti come i Conti Guidi senza badare alla bellezza e armonia esterna ma progettando un mastino adatto anche alla difesa. La tappa infinita porta la carovana rosa verso a salita di Londa, altra strada lunga, infinita, estenuante per una tappa che parla di storia e di sapori più che di ciclismo. E che scavalca il Lago di Bilancino, un immenso in vaso artificiale per poi inerpicarsi nuovamente sul Mugello, scendere verso Firenze e tornare con bici all’insù verso Pistoia e iniziare una lunga cavalcata tra paesi noti al ciclismo, come Bottegone, il paese – squadra dove corse e iniziò la sua carriera Francesco Moser e ancora Mario Cipollini.
Ciclismo, paesi che parlano di due ruote, Quarrata, Agliana e infine Pescia. Le sbarre di Montecatini bloccano il passaggio e fermano il tempo. C’è affollamento alle sbarre del treno. E ci sono ragazzi che parlano di sport. Anzi di basket. C’è un torneo a Montecatini. Ah ma allora qui non si vive di solo ciclismo. La tappa della memoria va in archivio. Posiamo le valigie. Pensiamo a Troisi e Benigni, alle bellezze artistiche e storiche che hanno le nostre terre.
A Pescia vince Matthew Walls della Gran Bretagna. Tre su tre. Tre a zero per l’Inghilterra. E mentre i DS protestano per un “buco” all’arrivo visto solo dalla giuria che costa 8 secondi a diversi atleti, non ci resta che piangere…pensare nuovamente ad una tappa estenuante, dal sapore antico, transitare per borghi antichi e carichi di storia, e soprattutto di campioni del ciclismo tricolore, trascinare la carovana per mari e per monti. E alla fine, al passaggio a livello si parla di basket e a vincere sono sempre gli stranieri…
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