Oggi, 20 novembre, Giovanni Iannelli avrebbe compiuto 25 anni. La famiglia del giovane atleta pratese, però, non potrà festeggiare questo compleanno, non potrà spegnere le candeline come avrebbe voluto, perchè l’incidente di Molino dei Torti ha tolto loro ciò che di più prezioso portavano nel proprio cuore, la vita di un figlio. A due anni da quella tragedia, su Cycle Italia abbiamo fatto il punto sulla vicenda con il babbo di Giovanni, l’Avv. Carlo Iannelli, dando spazio alle sue considerazioni da appassionato di ciclismo, dirigente competente e da padre, ferito nell’animo per quanto accadde il 5 ottobre del 2019. In questa giornata nella quale vogliamo augurare “Buon Compleanno Giovanni” vi riproponiamo il testo dell’articolo di Cycle Italia ricordandovi che potete scaricarlo in ogni momento cliccando qui.
Mio Figlio Giovanni, Corridore Pratese di 22 anni, categoria Elite, tesserato per la A.s.d. Cipriani e Gestri di Prato, muore il 5 ottobre 2019, a 144 metri dalla linea di arrivo, durante la volata finale, a ranghi compatti, del “Circuito Molinese”, svoltasi a Molino dei Torti (Al), organizzata dal G.S. Bassa Valle Scrivia, società piemontese affiliata alla Federazione Ciclistica Italiana.
Giovanni muore poiché va ad impattare con la testa, ad una velocità prossima ai 70 km/h, contro lo spigolo tagliente di una imponente colonna di mattoni rossi che sorregge un cancello sito al civico 45 di Via Roma a Molino dei Torti. Nessuna protezione, nessuna cautela è stata predisposta dagli organizzatori per tutelare la sicurezza dei corridori rispetto ai molteplici ostacoli mortali presenti su quel rettilineo di arrivo che così non è: la strada infatti fa una S, è in leggera discesa, non ha marciapiede, non ha vie di fuga, è delimitata dai muri, dagli spigoli delle abitazioni, ci sono pali della luce, della segnaletica stradale, cestini per i rifiuti di metallo infissi al suolo, scalini di marmo, fioriere e dissuasori di sosta. Gli organizzatori hanno predisposto solamente 50 metri scarsi di transenne e nulla più in totale spregio di quanto previsto obbligatoriamente dal Regolamento Tecnico nonché dalla buone e corrette prassi organizzative. Quel maledetto sabato pomeriggio, ad assistere allo “spettacolo” offerto dai corridori, che vengono fatti partire, transitare più volte ed arrivare proprio davanti al Municipio di Molino dei Torti, sotto al balcone del Sindaco, sono presenti tantissime Autorità, nazionali, regionali e locali: c’è un ex Ministro, già componente del Consiglio Superiore della Magistratura, Professore universitario, c’è il Comandante Provinciale dei NAS dei Carabinieri, criminologo di fama; ci sono addirittura i NAS dei Carabinieri presenti con uno stand davanti all’arrivo e tanti altri Personaggi.
Il sottoscritto, che per oltre 30 anni si è occupato di ciclismo, a tutti i livelli, capisce – da subito – che le responsabilità degli organizzatori sono conclamate ed evidenti; capisce – poco dopo – le tante “stranezze” che caratterizzano la vicenda e quelle che sono e che saranno le sue vere controparti.
La Corte Sportiva di Appello della FCI, ha accertato e sanzionato, nella misura massima, il G.S. Bassa Valle Scrivia per due gravissime violazioni, direttamente correlate alla morte di mio Figlio Giovanni, e cioè l’irregolarità della transennatura non conforme a quanto previsto dal Regolamento Tecnico e la pericolosità di quel rettilineo di arrivo. Il Tribunale Federale della F.C.I., in composizione alquanto anomala, al termine dell’istruttoria, accogliendo la richiesta di patteggiamento avanzata dai deferiti, ha condannato il presidente del G.S. Bassa Valle Scrivia, il Direttore ed il Vice direttore di corsa, ad 8 mesi di inibizione ed il G.S. Bassa Valle Scrivia alla censura con ammenda di 1000 euro.
Ogni altro procedimento promosso sino ad oggi in sede penale si è chiuso con l’archiviazione.
Ciononostante, per questi e per altri motivi, non smetterò di lottare affinché davvero ci siano Verità e Giustizia per la morte di mio Figlio Giovanni. E per averle serve necessariamente un Processo poiché soltanto in quella sede, nel dibattimento, nel contraddittorio tra le parti, che finora non c’è stato, ed in condizioni di parità, potranno essere approfondite e chiarite certe situazioni, determinante circostanze ed il ruolo svolto da taluni personaggi in questa tremenda, disumana ed agghiacciante vicenda dai risvolti assolutamente inquietanti.
Celebrare un Processo corrisponde anche ad un Principio di Civiltà, è un Diritto Sacrosanto, specialmente per la Parte Offesa, per una Famiglia che ha perso un Figlio strappato alla Vita nel fiore degli anni. Ed è anche un gesto di Riconoscenza e di Rispetto nei confronti di un Ragazzo esemplare che ha donato i suoi organi, consentendo ad altre Persone di proseguire quel cammino che invece a Lui è stato negato.
Celebrare un Processo significa altresì focalizzare, davvero e finalmente, la massima attenzione sulla questione, finora trascurata ed in certi casi persino ignorata, della sicurezza alle corse ciclistiche nell’interesse dei corridori di ogni età, di ogni categoria, di oggi e di domani, affinché simili tragedie non abbiano mai più a verificarsi e l’estremo sacrificio di mio Figlio Giovanni non risulti vano.
Ed allora perché la “nuova” F.C.I. non sta al mio fianco in questa battaglia? Perché non chiede anch’essa che venga celebrato un Processo? Perché non supporta le mie istanze anziché opporsi affinché vengano respinte? Non ha forse a cuore la sicurezza dei corridori? Forse è una delle mie controparti?
Se così fosse, e spero tanto di sbagliarmi, significa che nulla è davvero cambiato, che non si vuole davvero il bene del Ciclismo e, soprattutto, dei corridori, che il Ciclismo è destinato a finire.
O forse è già finito.