E’ scontro tra l’Uci e la cittadina svizzera di Martigny. La località che era stata scelta insieme ad Aigle dall’Unione Ciclistica Internazionale come sede di organizzazione dei Mondiali 2020 dopo la rinuncia di Vicenza e che, a causa della pandemia di Covid-19, aveva dovuto annullare l’evento.
Da lì era partito il “miracolo” di Imola che in appena un mese è riuscita ad allestire le quattro prove iridate riservate agli elite, culminate con il successo del francese Julian Alaphilippe. Ora, però, è arrivato il momento di fare i conti e i Cantoni Vaud e vallese, insieme ai due Comuni coinvolti (Martigny e Aigle), secondo quanto riportato dai media svizzeri, hanno chiesto all’UCI di restituire il denaro anticipato per l’organizzazione dell’evento.
Il governo dei due cantoni aveva messo a disposizione per la manifestazione iridata, circa 11,8 milioni di franchi svizzeri, equivalenti più o meno a circa 10,9 milioni di euro.
Aline Trede, membro del Consiglio nazionale Svizzero dal 2018, ha chiesto a nome del Consiglio nazionale elvetico la restituzione del denaro: “Sarebbe assurdo che l’UCI pensasse di guadagnare milioni di dollari di denaro pubblico per un Mondiale annullato. E’ giusto che l’UCI trattenga i costi sostenuti ma chiediamo che ci venga rimborsato immediatamente il denato versato dal Governo federale, i Cantoni e i Comuni interessati”.
Una richiesta, quella avanzata dai rappresentanti politici elvetici, che arriva in un periodo di conclamata difficoltà economica per l’UCI che dopo una stagione nella quale gli introiti sono stati drasticamente ridotti (meno gare, per l’UCI significa meno tasse da incassare) ora si troverà a dover restituire anche la parte più cospicua delle entrate targate 2020.