“Dall’incidente ai soccorsi sono passati venti minuti, ma c’e’ voluto molto per metterlo su, lo assistiva la moglie. Ma dopo l’incidente parlava. Sull’ambulanza non lo so”. Il commissario tecnico della nazionale di Paraciclismo, Mario Valentini racconta cosi’ l’incidente ad Alex Zanardi. “C’e’ un rettilineo lungo, in discesa, al 4%, dicono che si sia imbarcato e abbia preso un autotreno sul montante davanti – le sue parole – L’autotreno si e’ spostato di un metro ma l’ha preso uguale. Non c’ero, ero staccato. Era una giornata di sole, tutti contenti, eravamo a 20 km da Montalcino, ci aspettavano tutti… non ha sbagliato l’autotreno, ha sbagliato Alex, ha imbarcato”. Stamattina, dice Valentini, Zanardi “era allegro, come sempre. Sulla salita gli ho fatto vedere l’aranciata, mi ha urlato ‘dammene un po’!’. Si scherzava, e in discesa andava piano, non era una grande discesa, e poi c’era il rettilineo, all’imbocco della curva ha cambiato traiettoria. E ha fatto una manovra azzardata. Ha preso con la leva della pedivella sinistra il montante dove salgono gli autisti, ha girato due-tre volte, il casco non ha retto, gli e’ saltato. C’e’ voluto per far arrivare l’elicottero, siamo in mezzo a un bosco e hanno dovuto spostarlo”. Secondo Valentini “ciclisticamente e’ finito, l’incidente è in testa, ma lui ha sette spiriti come i gatti”.
Una vita sempre al limite, comunque al massimo. Alex Zanardi ha guardato in faccia la morte 19 anni fa, su un circuito tedesco, ma non si e’ lasciato spaventare: ed anzi, dopo esserle sfuggito, e’ ripartito con ancora piu’ entusiasmo e voglia di vivere, di non lasciarsi abbattere, di andare veloce Doti che negli anni successivi lo hanno aiutato prima a tornare in pista, poi a scoprire la passione per il paraciclismo, fino a vincere quattro ori olimpici tra Londra 2012 e Rio 2016, oltre a otto mondiali su strada. E ancora i libri autobiografici e divulgativi, le conduzioni televisive in Rai. Particolarmente apprezzata quella del programma ‘Sfide’. Bolognese, 53 anni, Zanardi e’ nato con la passione per la velocita’ e le corse in auto. Nemmeno la morte della sorella maggiore in un incidente stradale, nel 1979, lo aveva fatto desistere. Il 15 settembre 2001, sulla pista del Lausitzring, l’incidente che avrebbe distrutto chiunque con meno vitalita’ della sua. Durante una gara della Formula Cart la sua Honda-Reynard, intraversatasi all’uscita dalla corsia dei box, viene centrata dalla vettura del canadese Alex Tagliani. L’urto e’ violentissimo e Alex riporta l’amputazione traumatica di entrambe le gambe. Rischia di morire dissanguato, ma non perde mai conoscenza. In qualche modo riescono a portarlo vivo in ospedale, a Berlino. Seguiranno mesi di sofferenza scandita dalle operazioni, il lento recupero, il riscatto, il ritorno. A 14 anni il papa’ gli aveva regalato il primo kart. Cosi’ aveva cominciato Zanardi, per poi fare la trafila nelle formula minori ed approdare in Formula 1, nel 1991, con la Jordan. Nel Circus sarebbe rimasto fino al 1994, guidando anche per la Lotus. I risultati pero’ non sono quelli attesi e, rimasto senza sedile, Zanardi si trasferisce negli Stati Uniti, dove si dedica alla Formula Cart. Tra il ’96 ed il ’98 le sue stagioni migliori, durante le quali lotta per il titolo. La F1 si ricorda di lui e nel 1999 Frank Williams lo vuole sulla sua macchina. Ma non e’ un ritorno fortunato ed il pilota bolognese chiude la carriera con un bilancio di 44 gran premi, ma appena un punto raccolto. Decide di tornare alla Formula Cart, fino all’incidente in Germania. Il 2 giugno Zanardi aveva condotto, su Rai 1, in occasione della Festa della Repubblica, ‘Storie tricolori-Non mollare mai’. Un titolo perfetto per il suo passato, e allo stesso tempo profetico.
Ad essere vicino ad Alex Zanardi anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che su Twitter ha inviato il proprio messaggio di sostegno: “Mai ti sei arreso e con la tua straordinaria forza d’animo hai superato mille difficoltà. Forza Alex Zanardi, non mollare. Tutta l’Italia lotta con te”.