Un ragazzo d’oro. Un leader silenzioso. Ma anche uno studente modello e, poi, un impeccabile capitano d’industria. Andrea Poffe aveva 40 anni, compiuti lo scorso 8 aprile. E’ morto lunedì dopo una malattia cattiva, di quelle che non perdonano. Viveva da tempo a Milano, sua città adottiva ma era un veronese doc.
Abitava in Borgo Venezia e tra le stradine adiacenti via colonnello Fincato lo aveva scoperto la Bruno Gaiga, società ciclistica cittadina. Andrea amava la bicicletta a cui si è dedicato con straordinaria passione.
“Era con noi sin dalla categoria esordienti – ricorda l’ex presidente della società di Santa Lucia Riccardo Ponza – ha fatto tutte la trafila sino al secondo anno juniores. Un ragazzo per bene che amava la bicicletta e lo studio. Anzi, forse di più lo studio perchè quando è andato all’università ha abbandonato le corse”.
La sua carriera scolastica e successivamente quella lavorativa sono un inno alla perfezione. Aveva scelto la Bocconi facoltà di ingegneria meccanica. “Ricordo – rammenta ancora Ponza – che un giorno ci disse di aver rifiutato un 29. Non era soddisfatto. Questo per dire chi era il ragazzo”. Dopo la Bocconi un master alla Sorbona ed uno ad Harvard. Ecco la chiamata della Morgan Stanley, una delle più grandi banche d’affari del mondo, prima alla sede di Londra, poi a quella di New York. Davanti un avvenire di sicuro successo ma nel 2011 Andrea sente il bisogno di tornare in Italia per seguire il suo sogno.
Apre a Milano, zona Lambrate, assieme al fratello Michele, Zero-Gravity, il più grande centro sportivo d’Italia dedicato alle discipline acrobatiche. Tornare allo sport, una passione mai sopita. Come ciclista “certamente aveva talento” ricorda Gianluca Liber all’epoca suo direttore sportivo. Leader di una squadra di buoni corridori, Zambelli e Colombini gli altri nomi dell’ottima nidiata, Poffe già al primo anno allievo aveva lasciato il segno con tre vittorie consecutive, la prima a Santo Stefano di Zimella. Da allievo firma anche la gara di Cavaion e da junior continua la sua ascesa. Anche e soprattutto mentale.
Al secondo anno intuisce lo straordinario talento di un giovane compagno destinato a lasciare il segno. Prende per mano alla 3Tre bresciana, la più importante corse a tappe internazionale nel panorama junior, Damiano Cunego.
In discesa nella tappa decisiva lo pilota con saggezza e Damiano conquista uno dei suoi innumerevoli successi della stagione 1998. Ottimo discesista, buon passista, veloce il giusto, aveva uno scatto mortifero e una capacità di leggere la gara da atleta intelligente. Un giovane Saronni. Con la passione per lo studio e i sogni di gloria. Spezzati a soli 40 anni. Davvero, muore giovane chi è caro agli dei.
Servizio a cura di Sandro Benedetti