La “Fase 2” sta per arrivare ma l’Italia, compresa quella delle due ruote, sembra ancora tentennare sulla possibilità di avviare gli allenamenti su strada. Aldilà delle Alpi, invece, in quella che è stata l’ultima nazione a chiudere i battenti al ciclismo, in questi giorni ci si è mobilitati da subito per far ripartire il mondo delle due ruote.
La Francia, al pari dell’Italia, è stata una delle nazioni più colpite dal Covid-19 con 161.000 casi conclamati e 22.000 morti registrati fino ad oggi. Numeri superati, ad oggi, solo da Italia e Stati Uniti.
In questo contesto si sta muovendo la FFC (la federazione ciclistica francese) che, incassato il posticipo del Tour de France (la partenza era prevista il 27 giugno ed è stata spostata al 29 agosto) e in attesa avere la conferma di poter schierare al via i migliori corridori al mondo, ha iniziato a premere sul Governo francese per far ripartire l’organizzazione degli eventi sportivi.
“Rappresenterebbero uno strumento immediato e potente per sostenere la ripartenza dell’intero Paese” ha sottolineato il presidente della FFC, Michel Callot, chiedendo al Governo di considerare lo sport, e il ciclismo in particolare, mentre pianifica come uscire dal lockdown.
In Francia la “Fase 2” dovrebbe avvenire a partire dall’11 maggio e da quel giorno è prevista l’uscita individuale in bicicletta. La FFC ha ricordato di aver dato indicazioni a tutti i propri affiliati di aderire al blocco dell’attività ma, allo stesso tempo, è al lavoro da tempo per garantire una pronta ripresa delle competizioni che dovrà avvenire in tre step.
“Il primo passo, come segno di speranza per i nostri tesserati e per tutti i praticanti possiamo confermare che si potrà tornare ad allenarsi in maniera individuale dall’11 maggio. Sarebbe impensabile che le restrizioni sulla pratica del ciclismo individuale possano continuare oltre questa data in un momento in cui sempre più voci, come quella dell’OMS stanno sottolineando i benefici della pratica del ciclismo all’aria aperta sulla salute pubblica. Se ciò avvenisse si tratterebbe di una vera discriminazione nei confronti del nostro sport quando, al contrario, la bicicletta rappresenta un’opportunità senza precedenti per trasformare profondamente e in modo sostenibile la mobilità del nostro Paese” ha tuonato il presidente della FFC.
In un secondo momento arriverà anche l’apertura all’attività dei club ciclistici francesi e anche al riguardo la FFC sembra avere le idee chiare: “Stiamo lavorando ad un piano per dimostrare come poter dar vita ad allenamenti di gruppo nel rispetto del distanziamento sociale, garantendo che il rischio di diffusione del virus sia ridotto al minimo”.
Il terzo ed ultimo step, poi, sarebbe la ripartenza dell’attività agonistica: “Abbiamo già iniziato a lavorare per trovare dei format che possano essere applicati su tutto il territorio nazionale per adattarsi alle restrizioni garantendo comunque la possibilità di allestire competizioni ciclistiche. Di certo partiremo dalle cronometro individuali per poi tornare alla completa normalità” fanno sapere da Parigi.
Per dare ancora maggior spinta al ciclismo francese, il presidente Michel Callot ha ricordato come: “La ripresa delle competizioni aiuterebbe a sostenere lo slancio di ripresa della Francia: un aiuto necessario e prezioso per uscire dalla crisi. Come altri settori, il nostro sport, infatti, è al centro della vita sociale del nostro paese e contribuisce notevolmente al benessere e alla attività dei nostri territori. Questo è il motivo per cui ci sembra fondamentale poter organizzare le nostre competizioni nel rispetto delle misure sanitarie definite dallo Stato, il più rapidamente possibile. Con i nostri eventi vogliamo restituire i sogni ai nostri atleti, iniziare a ricostruire l’ecosistema federale danneggiato e prendere parte al rilancio del nostro Paese. Queste sono le condizioni per la sopravvivenza del ciclismo in Francia, uno sport che affonda le proprie radici nella cultura popolare francese” ha concluso il numero uno della FFC nel suo messaggio al Governo transalpino.