Ordine d’arrivo:
1° Marc Hirschi (Svizzera) 4h24’05”
2° Bjorg Lambrecht (Belgio) a 15″
3° Jaakko Hanninen (Finlandia)
4° Gino Mader (Svizzera) a 35″
5° Mark Padun (Ucraina) a 37″
6° Jaime Castrillo (Spagna) a 45″
7° Tadej Pogacar (Slovenia) a 47″
8° Ethan Hayter (Gran Bretagna)
9° Patrick Muller (Svizzera)
10° James Shaw (Gran Bretagna)
Non brilla l’azzurro sul podio, come si sperava, alla vigilia, per gli under23 di Marino Amadori. Una bella squadra comunque con Battistella, Fedeli, Bagioli e Covi all’altezza delle aspettative. Un mondiale definito il più duro di sempre, per gente dura, come lo svizzero Hirschi che va vinto per distacco.Un mondiale fotocopia come quello degli junior vinto da Remko Evenenpoel per distacco per lo svizzero che va in salita, va in pista e va sul passo. Un mondiale, quello di Innsbruck nel quale di under23 c’è ormai ben poco.
I primi 25 corridori sono praticamente tutti professionisti. Hirschi ha già in tasca il contratto con la Sunweb world tour e già corre con la Sunweb under23 ed abituato a correre con i professionisti. Lambrecht è già professionista e corre con la Lotto Sodal e tra i professionisti ha già intascato una vittoria. Gino Mader è tra i migliori under23 al mondo per non parlare di Mark Padun che con la Bahrain Merida ha vinto proprio a Innsbruck la tappa del Tour of the Alps. E ancora Tadej Pogacar vincitore del Tour de L’Avenir e del Giro del Friuli che ha già in tasca il contratto con la UAE. E ancor Vlasov vincitore del Giro d’Italia Under23 che corre con la Professional della Gazprom. O Sosa che corre all’Androni ma ha in tasca un contratto con la Treck. Un mondiale insomma da rivedere perché o si fa per professionisti, tutti quanti, dal momento che alcuni corridori sono usciti in forma dalla Vuelta de Espana o si fa per corridori under23 che fanno solo un calendario regionale o nazionale.
Le famose corse “dei sacchi” che si fanno ad esempio in Italia. Lo confermano anche i diesse dei team World Tour presenti lungo il percorso. “Bisogna dare un assetto chiaro alla corsa iridata degli under23. I nostri azzurri corrono nelle corse in Italia ma troppo poco mettono fuori il naso dal territorio tricolore. E quando gli stranieri arrivano in Italia le bastionate arrivano forti”.
La riforma imposta dall’Uci potrebbe riportare le cose a posto, ma ormai i buoi sono scappati dalla stalla. Forse è l’Italia che deve cambiare registro.
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