Chris Froome uno degli atleti più forti della storia delle due ruote, ma anche uno dei più odiati, è caduto nella trappola del salbutamolo: una di quelle sostanze che non sono vietate ma viene considerata dopante oltre una certa quantità. Una caratteristica destinata ad aprire numerose discussioni ogni qualvolta ci si trovi di fronte ad un atleta pizzicato per un abuso. E’ successo per Alessandro Petacchi e anche per Diego Ulissi, così come per molti altri e la decisione dell’Uci non è mai stata la stessa.
Ma le polemiche per la positività del britannico nascono anche dal fatto che la notizia sia stata ufficializzata solo “a cose fatte”, un iter ben pià garantista quello seguito dall’Uci in questo caso che, per atleti meno conosciuti, non aveva mai atteso così tanto.
Intervenuto ieri nel corso di una trasmissione della BBC, il britannico si è detto convinto di uscire integro dalla vicenda: “Sono consapevole dell’immagine che si porta dietro il mio sport e sento forte il peso della responsabilità. Io sono asmatico, lo sono da quando ero bambino. Non ho mai preso una dose maggiore di sostanze di quelle che mi erano necessarie. Stiamo lavorando in modo profondo per arrivare in fondo a questa vicenda“.
Froome, dunque, non prende neppure in considerazione l’ipotesi si una squalifica ed anzi prosegue nella preparazione invernale come se nulla fosse. Il capitano del Team Sky è ben soffermato sugli obiettivi per il 2018: “Mi sto allenando a pieno regime. Il primo obiettivo è il Giro d’Italia. Poi la sfida più grande: vincere il Tour de France per la quinta volta“.
Tecnica comunicativa, spavalderia o certezza di essere nel giusto? Ai posteri l’ardua sentenza, intanto, se l’Uci dovesse prolungare i tempi per la propria decisione definitiva Froome rischia di dover correre il Giro d’Italia sub judice, come era già accaduto in passato ad Alberto Contador.
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