Se a votare fossero gli appassionati di ciclismo, quelli che compongono l’ormai famosa “base” del movimento italiano o anche se si votasse sui social network, probabilmente sarebbe già stato eletto presidente a furor di popolo.
NUMERI DA RECORD – La notizia della candidatura di Silvio Martinello alla presidenza della FCI, oltre ad aver fatto il giro dei principali quotidiani, è stata accolta con un entusiasmo che, anche a due settimane dall’annuncio, non cenna a diminuire. Il video di presentazione della candidatura, ad esempio, ha raggiunto oltre 100.000 persone su Facebook ed è stato accolto da una marea di condivisioni, like e commenti positivi.
Altrettanto hanno fatto le clip che sono seguite e, in particolare, quella pubblicata dal Silvio nazionale lunedì scorso nella quale il padovano ha lanciato una sfida a tutto il movimento: “Parliamo di temi, di idee, di proposte. Lasciamo perdere le offese, il chiacchiericcio e le malelingue. Perchè questo confronto in vista delle votazioni sia davvero l’occasione per migliorarci e migliorare il ciclismo italiano”.
Erano anni che una notizia sulla “politica” federale non veniva accolta e seguita con tanto entusiasmo, segno evidente che nel Paese la passione per le due ruote è ancora viva e che gli amanti delle biciclette sentono il bisogno di confrontarsi e di pensare ad un modo migliore di fare ciclismo.
L’assemblea ordinaria della FCI voterà il 13 e 14 febbraio, ancora da definire la location ma la più accreditata sembrerebbe essere Chianciano Terme, e al momento l’unico candidato alla presidenza è Silvio Martinello che, in queste settimane trascorse al Giro d’Italia, ha incontrato molti tecnici e dirigenti. A partire dalla prossima settimana, Martinello affronterà anche una serie di riunioni in tutte le regioni italiane per trovare i consigli regionali, provinciali e gli stessi rappresentanti delle società di base.
Un vero e proprio tour de force per il pistard abituato alle notti sul parquet e alle lunghe dirette televisive; una fase decisiva per la composizione dell’assemblea federale, infatti, saranno le assemblee provinciali dove le società, i tecnici e gli atleti avranno la possibilità di eleggere i propri delegati, vale a dire i grandi elettori che a febbraio saranno chiamati a votare per il futuro della FCI.
Se Martinello si è già portato avanti con il lavoro, proseguendo quel rapporto diretto con le società giovanili avviato negli anni scorsi, non vi è traccia di chi potrà essere il competitor per la presidenza. Il presidente uscente, Renato Di Rocco, per il momento, non ha sciolto le riserve per un ulteriore mandato mentre gli altri nomi circolati nei corridoi federali faticano a trovare spazio e, comunque, non sono ancora giunti a formalizzare una vera e propria candidatura. Un ritardo che rischia di essere fatale alla attuale dirigenza federale, già giunta oltre il tempo massimo con la pubblicazione delle normative per il 2021 e ancora incerta sui provvedimenti da adottare a tutela del vivaio giovanile dopo una stagione drammatica per tutto il movimento.
REGIONI ALLA SVOLTA – Il cambiamento interessa prima di tutto i Comitati Regionali: in Veneto è ufficiale la scelta di non ricandidarsi del presidente uscente Igino Michieletto. Una decisione che lascerà campo libero a chi avrà la voglia, la forza e il carisma necessari per ricompattare una regione troppo spesso divisa dalle rivalità tra le diverse province.
Lo stesso farà Giacomo Bacci in Toscana che ha già annunciato di lasciare la direzione del Comitato e, pure in Lombardia, dopo aver abbandonato l’idea di candidarsi alla presidenza nazionale, anche la sedia di Cordiano Dagnoni sembrerebbe essere piuttosto traballante.
In controtendenza il Friuli Venezia Giulia che già alla scorsa tornata elettorale aveva svoltato verso il rinnovamento scegliendo come presidente Stefano Bandolin, e che oggi sta già raccogliendo i frutti di questa scelta con una attività organizzativa in netta ripresa e con i team e gli atleti friulani in forte crescita in tutte le discipline.
Da definire la situazione nelle altre regioni; con il Covid-19 che incombe, resta da confermare anche il calendario effettivo delle assemblee provinciali, regionali e di quella nazionale: tra le restrizioni di un DPCM e i timori del diffondersi del contagio si potrebbero registrare ritardi, ma il vento del cambiamento sembra finalmente spirare forte dalle parti della FCI.