Ha vissuto in Italia per oltre 10 anni girando tra Panaria, Androni Sidermec, Team Colombia e Centri della Calzatura: Miguel Angel Rubiano, nato a Bogotà ha da poco spento le 35 candeline ed è tornato in Colombia dove ha trovato un nuovo ruolo.
Rubiano corre ancora, nel 2019 ha difeso i colori della Coldeportes Zenu e nel 2020 vestirà la maglia della Colombia Tierra de Atletas – GW Bicicletas ma non più solo come corridore. Infatti è rientrato da poco in patria dopo essere stato in Spagna, a Madrid, per proseguire i propri studi da direttore tecnico.
“Sono stato all’università spagnola per fare il corso di tecnico di terzo livello ed mi è piaciuto molto. Ho imparato tante cose e condiviso esperienze importanti con persone che ne capiscono di ciclismo e sono impegnate nel World Tour. Ovviamente non ho tralasciato i miei allenamenti perchè il mio primo obiettivo del 2020 sono i Campionati nazionali” ha confidato ai microfoni della redazione colombiana di Ciclismoweb il vincitore di una tappa al Giro d’Italia del 2012.
E’ la famiglia il valore più grande attorno al quale ruota oggi la vita di Rubiano Chavez. “Ho quattro figli: il più grande ha 7 anni, poi un’altra di sei e due gemelli di tre anni. Loro, insieme a mia moglie, sono la mia forza. Lotto sempre per averli con me il più possibile e cerco di stare bene per loro”.
La sua squadra, la Coldeportes Zenu chiuderà i battenti nel 2020 anche a causa di due casi di doping registrati nel corso del 2019: “La verità è che nel finale di stagione non ho più potuto gareggiare. E’ saltata la Vuelta a Equador a causa degli scioperi e con le brutte notizie che hanno coinvolto la squadra non abbiamo più ricevuto degli inviti. Non era iniziata male: avevo ottenuto qualche vittoria tra cui la Vuelta al Tolima ma poi a livello di squadra ci mancava l’essere un gruppo vero. Infine le notizie sulla positività di Alex Cano (altra vecchia conoscenza del ciclismo italiano, ndr) ci hanno influenzato e ne abbiamo rimesso tutti”.
Un motivo in più per guardare al 2020: “Farò parte di un progetto ambizioso che ha un programma triennale lanciato dal governo colombiano. La squadra si chiamerà “Colombia Tierra de Atletas”: abbiamo un grande Ministro dello Sport, una persona che conosce i ciclisti e sa cosa abbiamo vissuto. Qui in Colombia è un ottimo momento per lo sport in generale e l’aiuto che il ministero dà al ciclismo è molto importante”.
Ma all’interno di questo progetto Rubiano avrà un doppio ruolo: inizialmente come atleta del team ma poi… “Il ciclismo mi ha dato tutto, è la mia passione, penso che il sogno di tutti i corridori è quello di salire un giorno in ammiraglia. Il mio futuro lo vedo come un regista, prima in corsa e poi in ammiraglia per aiutare i giovani talenti emergenti. Abbiamo bisogno che i nostri Under 23 siano preparati ad affrontare le grande sfide del professionismo mondiale. Oggi abbiamo tanti Under 23 che accedono facilmente al professionismo in Europa ma poi non si trovano bene e faticano a centrare risultati importanti. Nonostante questo penso che il movimento colombiano sia in forte crescita e abbia ancora tanti giovani talenti su cui puntare. Il ciclismo mondiale ha gli occhi puntati sulla Colombia, sarebbe bello avere a disposizione più gare nel nostro Paese per far crescere tanti altri ragazzi e dare la possibilità di emergere non solo agli scalatori ma anche ai velocisti e ai cronoman” ha concluso l’esperto colombiano.