Nella politica italiana ormai siamo abituati ai colpi di sole del Papete ma che Tokyo potesse fare gli stessi effetti ai dirigenti della FCI, in pochi se lo sarebbero aspettati.
ESONERO A META’ – Lo strappo consumatosi nel villaggio olimpico tra il CT Davide Cassani e il presidente Cordiano Dagnoni ha assunto ormai le dimensioni del romanzo. Un best seller di cui, francamente, avremmo fatto volentieri a meno. E dal quale il mondo delle due ruote esce ancora una volta sconfitto e bastonato.
Il presidente Dagnoni alla prima vera decisione del suo mandato si sta dimostrando inadeguato a ricoprire il ruolo di guida del ciclismo: un mezzo esonero, con tanto di polemica annessa, è quanto di peggio poteva capitare alle due ruote azzurre in questo periodo nel quale già non brilliamo per prestazioni e punti di riferimento.
Non sono certo questi i tempi e i modi per silurare un CT come Davide Cassani. Quando rientrerà a Milano, nel proprio “consiglio familiare”, Dagnoni si troverà a dover gestire una patata decisamente bollente e, in ogni caso, la FCI ne uscirà con le ossa rotte.
IL DOPO CASSANI… E’ FUFFA – Se si deciderà di esonerare definitivamente Cassani, il suo sostituto avrà meno di un mese per preparare europei (in casa, a Trento) e mondiali. Se invece Dagnoni dovesse decidere di mantenere Cassani come CT fino a fine 2021, avremo una nazionale senza entusiasmo al via degli appuntamenti internazionali, con un commissario tecnico svuotato di fatto dei propri poteri e della credibilità del proprio ruolo.
Nemmeno il più sprovveduto dei presidenti della Serie D calcistica avrebbe potuto prendere una “non decisione” così dannosa per l’immagine del movimento che rappresenta. Una “non decisione” che, purtroppo, è figlia di una federazione che naviga a vista, senza un vero e proprio progetto chiaro per il futuro del ciclismo italiano. Se non fosse bastata la triplice nomina di Roberto Amadio a dimostrarlo, questo episodio ne è la tragica conferma.
Il dopo-Cassani, infatti, al momento non è nè un piano di rilancio nè un nuovo corso. Il dopo-Cassani per il presidente Dagnoni è solo un’altra casella da riempire con un altro nome da accontentare.
IL PRESIDENTE TURISTA – In un ciclismo sempre più competitivo e dominato dai programmi dei grandi team servirebbe una nazionale forte, in grado di parlare alla pari con chi gestisce i corridori di maggior spicco del nostro movimento.
E, invece, dopo l’ennesima trasferta fallimentare, ci troviamo con un CT a mezzo incarico e un futuro ricco solo di incertezze.
Di fronte ad una situazione così imbarazzante, Dagnoni non ha trovato di meglio che andare a vedere il torneo olimpico del Golf; come se la polemica con Cassani non lo riguardasse, come se il ciclismo italiano fosse in perfetta salute, come se lui, il Presidente della FCI, fosse un semplice spettatore in gita nel Paese del Sol Levante.
Zero nella MTB, zero nella BMX, senza mordente su strada, lontani a cronometro, con il bronzo di Elisa Longo Borghini a fare da unico alibi per l’ennesima maxi-trasferta della FCI. Il ciclismo italiano resta appeso ad un filo, con la speranza che sia la pista a salvare il bilancio olimpico dell’intero movimento e lui, il Presidente, con il sorriso del turista per caso, gira nel villaggio olimpico godendosi il periodo feriale.
CASSANI SENZA REGALO, DI ROCCO SENZA PAROLE – Scorrendo il profilo Facebook del Presidente della FCI si potrebbe pensare che Dagnoni se la sia presa con Cassani solo perchè il CT si potrebbe essere presentato alla sua festa di compleanno a Tokyo senza regalo ma, purtroppo, l’operazione sembrerebbe avere radici ben più profonde.
In tutto questo bailamme fuori controllo viene da chiedersi fino a quanto resterà a guardare anche l’ex presidente Renato Di Rocco che ha contribuito in maniera determinante all’elezione di Cordiano Dagnoni prima di venire sonoramente scaricato nella propria corsa alla presidenza CONI e di vedere smontato, un pezzo alla volta, il puzzle costruito nell’ultimo ventennio.