E noi siamo ancora qui a domandarci perché abbiamo solo Domenico Pozzovivo che ha tentato di tener duro fino a ieri per mantenere il posto tra i primi cinque. Pozzovivo bravissimo, a 35 anni unico italiano al Giro d’Italia, non al giro della salamella, a tenere alto l’italico valor. Ci domandiamo perché Fabio Aru sia schiantato di brutto finendo tra i mestamente ritirati e senza più grinta.
Ciclismo che muore, ciclismo che vive. Basta spostarsi di 2400 kilometri dall’Italia, in Estonia. Un ciclismo, anzi, un movimento ciclistico in grande crescita. L’Estonia è un paese giovane, formatosi subito dopo la caduta del blocco sovietico. E a dirla tuta da queste parti non amano per nulla ricordare i 50 anni di invasione russa.
Famiglie giovani, tanti bambini, Gente davvero bella, tutti biondi, alti, longilinei, occhi azzurri. E tutti in bicicletta. In bici per andare al lavoro, in bici per andare a scuola, in bici per andare con gli amici, al pub al parco,. E sin da piccoli i bimbi vengono allevati alla cultura del benessere fisico. In tutti gli sport.
Ma quella che sta maggiormente esplodendo è la cultura delle due ruote. A Tartu, in occasione del Giro dell’Estonia professionisti (gara 2.1, internazionale per Professional e Continental) è davvero grande festa. E la seconda tappa, corsa tutta a Tartu, 174 chilometri, è festa nella festa.
Al mattino, nel piazzale antistante il Museo della Scienza a migliaia i bambini hanno invaso il rettifilo d’arrivo. Cinquemila o forse più i bimbi, dai zero ai dieci anni hanno sfilato come in una dimostrazione che le due ruote fanno bene e fanno divertire. Bimbi sulle biciclette senza pedali, bambine vestite da principesse in tutu’ rosa sulla loro biciclettina rosa con il cestino e l’orsacchiotto, bimbi in Mtb, bimbi in monopattino, tutti rigorosamente con il caschetto. Caschetti fatti a draghetto o a tartaruga, bimbi sulle bici condotti dai genitori, nessuna mamma o nonna o papà a urlare per il più forte, nessuno a dire di stare attenti a non cadere.
Sport come divertimento. C’è il bimbo che piange, una pacca sulla testa, e via a pedalare e subito a sorridere, e tutti in allegria. 300 metri di passeggiata sulle ruote che termina con la consegna di un sacchetto con qualche gadget, la bandierina, la medaglia di plastica al collo e il gelato finale.
Nessuno osa buttare la carta a terra o lamentarsi. E poi, per chi vuole, entrata e visita gratis al Museo della Scienza e della Tecnologia. Tutti a studiare i fenomeni della fisica e a capire la matematica nel Museo che è emanazione dell’Università di Tartu, tra le migliori al mondo vedo nelle materie scientifiche.
Poi domandiamoci perché da queste parti stanno diventando tutti campioni e tutti scienziati. Mentre noi ancora a tifare e implorare Pozzovivo di farci fare, almeno lui, ultima nostra speranza ciclistica, una bella figura al Giro e far svettare, oltre alle quattro vittorie di Viviani, l’ultimo tricolore.
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