Nonostante da qualche ora non si parli d’altro è ancora prematuro annunciare il divorzio tra il coordinatore dei tecnici e i vertici della FCI. Quel che è certo, al momento, è che il “caso-Cassani” con il CT azzurro senza pass per il Velodromo Olimpico e già sul volo di rientro, sta mettendo sotto-sopra l’intero movimento del pedale italiano con un tam-tam continuo di messaggi, telefonate e richieste di informazioni.
RIENTRO ANTICIPATO PER IL CT – Davide Cassani ha annunciato che parlerà solo al suo arrivo in Italia e, senza dubbio, sul bilancio del suo operato pesano le prestazioni opache degli azzurri nella prova in linea e a cronometro. A Rio 2016 il Cassani nazionale era presente anche alle prove su pista per festeggiare l’oro olimpico di Elia Viviani. Non sarà così a Tokyo 2021: se questa sia una scelta del neo-presidente Cordiano Dagnoni o se la restrizione sia dovuta ai rigidi protocolli anti-Covid giapponesi non è dato saperlo.
Resta il fatto che Davide Cassani, con tutto quanto ha fatto in questi anni per il ciclismo italiano, non sarà presente all’interno del Velodromo olimpico per partecipare e per festeggiare all’attesa conquista di una medaglia che salverebbe la maxi-spedizione della FCI in Giappone.
Al Velodromo e in Casa Azzurri non ci sarà Davide Cassani, ci saranno invece tanti altri personaggi più o meno noti del ciclismo italiano che fanno parte della corte di Cordiano Dagnoni.
Dello stesso gruppo fanno parte anche i nomi che già circolano in queste ore per il successore di Cassani alla guida delle nazionali azzurre. Da Gianni Bugno, che Dagnoni avrebbe voluto addirittura come consigliere federale, a Mario Scirea, per ricomporre quel “blocco Liquigas” con a capo Roberto Amadio, non a caso inserito (per ben tre volte) nello staff azzurro e per cui è stata creata ad hoc la figura del Team Manager delle nazionali. Un ruolo che già nei mesi scorsi aveva di fatto ridotto il margine di manovra dello stesso Cassani per cui Dagnoni non ha mai mancato di sottolineare l’impegno ma, allo stesso tempo, l’inadeguatezza a fare da CT. Meno percorribile, invece, appare la strada che avrebbe potuto portare a Beppe Martinelli.
Un cambio, insomma, era nell’aria anche se, come è nella natura delle cose ci si sarebbe aspettati che Cassani avesse potuto condurre la Suzuki azzurra sino al termine del 2021. Dopo lo strappo di Tokyo potrebbe non essere così, con Europei e Mondiali da affidare al nuovo corso.
TUTTA LA COLPA A CASSANI? – Resta il fatto che addossare tutte le colpe della debacle olimpica a Davide Cassani sarebbe davvero ingeneroso: il buon Davide ha fatto quanto poteva con gli elementi a disposizione ed è innegabile che da Van Aert a Roglic, gli avversari fossero una spanna più in su. Cambiare tecnico, in questo momento storico, insomma, non migliorerebbe la situazione di un movimento nel quale mancano risorse, idee e talenti. Le prove su strada, quelle della MTB e della BMX di Tokyo hanno certificato il fallimento di un modo di gestire il ciclismo italiano che non può essere imputato solo a Davide Cassani ma che ha radici profonde, responsabilità comuni e che sembra non aver imboccato alcuna svolta nemmeno per il futuro.
Vedere Davide Cassani partire in anticipo da Tokyo, ricorda un pò la magra figura del capitano Schettino che scese il prima possibile dalla Costa Concordia che stava affondando: dall’altro capo del telefono, però, Cassani non avrebbe trovato nessuno che gli dicesse “Salga a bordo, cazzo!” vedendosi, invece, le porte spalancate per una (al momento) ipotetica uscita che sarebbe davvero ingenerosa per il Davide nazionale.
A questo punto non resta che augurarsi che “la pista salvi l’Italia” regalando agli azzurri almeno la medaglia della consolazione per non doversi aggrappare al solo bronzo di Elisa Longo Borghini per difendere un bilancio sin qui imbarazzante.