In attesa di conoscere le disposizioni ministeriali sulla ripresa dello sport che potrebbero subire ulteriori restrizioni dopo il 14 luglio, c’è un’altra notizia che scuote i vertici dello sport italiano. Il Ministro Vincenzo Spadafora, infatti, ha fatto scattare la caccia alla “casta dello sport”.
Nella bozza del Testo Unico destinato a riformare il mondo dello sport italiano, infatti, all’art. 4 è stato inserito il limite dei due mandati per il presidente del CONI e di tre mandati per i presidenti e per i componenti degli organi direttivi federali. Se dovesse essere approvata con questo testo entro agosto come promesso dal Ministro 5 Stelle, a fine mandato andrebbero a casa, oltre a Malagò, anche Petrucci, Barelli, Binaghi, Aracu, Di Rocco, Luciano Rossi, Scarso, Ravà, Gravina (un mandato da presidente e cinque da consigliere federale), Sticchi Damiani, Urso, Bonfiglio, Chimenti, Iaconianni, Scarzella, Casasco e tantissimi altri dirigenti a livello regionale.
Il Testo Unico, che dovrà essere adottato dal Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva, in quanto frutto di una legge delega, però, sta incontrando diverse resistenze: oltre a quelle che arrivano dagli attuali dirigenti del mondo dello sport, contrari si sono già dichiarati i partiti di minoranza e anche Italia Viva mentre forti dubbi sono stati espressi da parte di esponenti del PD.
Tutto questo per dire come la riforma promossa dal Ministro potrebbe trovare un terreno molto accidentato nelle prossime settimane. Per agevolarlo, Spadafora avrebbe inserito nella bozza una postilla “salva-Malagò” in quanto il limite dei 2 mandati non sarebbe valido per i membri del CIO, dove, guarda caso, siede proprio il presidente del CONI.
La riforma portata avanti da Spadafora segue a ruota l’introduzione, a partire dallo scorso anno, della gestione economica affidata a Sport e Salute Spa: se già in quell’occasione il CIO aveva espresso forte perplessità, questa nuova rivoluzione, se adottata, potrebbe portare addirittura alla clamorosa esclusione dell’Italia da Tokyo 2021. Il Comitato Olimpico Internazionale, infatti, non ammette interferenze governative nella gestione dello sport.
Ma l’adozione del testo unico sullo sport si incrocia anche con un’altra scadenza, quella del quadriennio olimpico: la proroga del mandato per un anno auspicata da Malagò e da alcuni presidenti federali potrebbe trasformarsi in una trappola che consentirebbe al Governo di prendere tempo e adottare il nuovo disegno del futuro dello sport con maggior calma (e più tempo per trattare). Intanto, però, alcune federazioni come nuoto, canoa, tennis, golf e altri si starebbero già organizzando per anticipare a settembre 2020 le nuove votazioni e bruciare sul tempo il Ministro.
Come se non bastasse la sospensione dell’attività e i dubbi sulle elezioni federali, dunque, un altro grosso punto di domanda si affaccia all’orizzonte per lo sport… come si muoverà il Governo? Quale sarà il testo definitivo della riforma? Quando entrerà in vigore? Ai posteri l’ardua sentenza…