“Questa squadra italiana, apparsa nel gruppo nel 2009, è stata oggetto di 9 casi di doping negli ultimi dodici anni. Le sostanze incriminate sono sempre gli stessi prodotti pesanti e noti (5 casi di EPO, 2 casi di ormoni della crescita, 1 caso di clenbuterolo, 1 caso di Ostarina)” ha sottolineato l’MPCC nella sua nota nella quale ha ricordato che la Vini-Zabù ha fatto parte del movimento per un breve periodo nel 2014. “Poco dopo, nonostante due casi di doping in meno di un anno, la squadra ha deciso che non era rilevante impegnarsi per le regole del MPCC, le stesse che tutti i nostri membri rispettano. Abbiamo immediatamente sospeso la squadra e abbiamo deciso di escluderla dal movimento durante l’Assemblea Generale di ottobre 2015. Dalla sua creazione nel 2007, MPCC ha istituito un principio che oggi abbiamo chiamato “l’introspezione volontaria” quando una squadra affronta diversi casi di doping in un breve periodo di tempo. Quattordici anni dopo, questo principio rimane lo stesso: i membri del team si impegnano a interrompere l’attività di tutti i loro corridori per 8 giorni o un mese intero, a seconda che si trovi ad affrontare un secondo caso di doping in 12 mesi, o un terzo caso in 24 mesi”.
Un principio fatto proprio anche dall’UCI nel 2016 che è arrivata ad inserire la possibilità di aprire un procedimento nei confronti del team che potrebbe portare a una sospensione della squadra per un minimo di 15 sino ad un massimo di 45 giorni per due casi di doping in un periodo di 12 mesi. E’ questa la norma che sta mettendo a rischio la partecipazione della Vini Zabù al prossimo Giro d’Italia.
Al riguardo l’MPCC ha fatto notare anche che: “Dal 2009 la squadra è gestita dalle stesse persone, Angelo Citracca e Luca Scinto. Erano già in carica quando ciascuno dei nove casi di positività sono stati riscontrati all’interno della squadra. Questo nuovo caso è un altro elemento a sostegno della nostra dichiarazione resa durante la nostra Assemblea Generale del 2 marzo scorso; il nostro movimento è rimasto sorpreso che il Giro d’Italia abbia assegnato una Wild Card ad una squadra che ha subito una positività durante la scorsa edizione della corsa rosa. Dei nove casi che hanno coinvolto i corridori Vini-Zabù, quattro erano direttamente legati al Giro, che sembra non serbare alcun rancore nei confronti della squadra toscana avendole concesso 11 Wild Card negli ultimi 13 anni. L’MPCC intende reagire con forza oggi poiché i membri del consiglio ritengono importante difendere l’integrità dei propri membri (squadre e ciclisti) e sostenere la loro scelta volontaria di ripristinare l’immagine del ciclismo impegnandosi a regole più severe. Il nostro movimento si rammarica profondamente che al gruppo RCS non sembri ancora importante reagire né dare alcuna spiegazione riguardo alle sue scelte. Di fronte all’ennesimo procedimento antidoping, speriamo che RCS si prenda la responsabilità per il futuro, anche se gli organizzatori italiani avevano già tutte le carte in regola per farlo dopo il Giro 2020. Per tutti questi motivi, MPCC invita tutti i team, i corridori e gli organizzatori a unirsi al nostro movimento”.