“Le riunioni, gli incontri, la gestione degli eventi e del Museo del Cinema di Torino mi portano via davvero tanto tempo. Amo il ciclismo ma giocoforza lo devo mettere da parte”. Senza nessuna polemica, senza nessun contrasto, in modo elegante, come è consono alla sua figura, Enzo Ghigo lunedì ha consegnato la lettera dimissioni dalla presidenza della Lega Ciclismo Professionisti al presidente della Federazione Ciclistica Italiana, Renato Di Rocco.
“Le motivazioni delle mie dimissioni – spiega Enzo Ghigo, commentando la notizia uscita in esclusiva uscita su ciclismoweb – sono dovute al fatto che il mio nuovo ruolo in qualità di presidente del Museo del Cinema di Torino mi impone degli impegni non indifferenti e pressanti. Il blocco delle attività culturali in primavera ed estate, a causa del covid, hanno concentrato tutti gli eventi in autunno. Abbiamo tre festival del Museo del Cinema pronti a ripartire: Cinemambiente, Lovers, Torino Film Festiva. Per il bene che voglio alla Lega Ciclismo Professionisti, ritengo ora che la Fci possa decidere in totale libertà e senza nessun tipo di polemica o di condizionamento, come possa riorganizzare la società che comunque è emanazione della federazione stessa”.
Vuole lasciare un bel ricordo di se, Enzo Ghigo. E alla domanda sulle motivazioni che hanno spinto la Lega a fare causa all’Uci, nonostante l’Italia abbia nella figura di Renato Di Rocco il vice vice presidente Uci, risponde elegantemente: “Abbiamo fatto causa all’Uci come Lega assieme ai componenti dell’associazione, su sollecitazione anche del mondo degli organizzatori, e la Lega stessa ha perorato la causa, ritenendo giusto di raccoglierla e di rappresentarla. Sulla vicenda poi si è esposto anche Renato Di Rocco che ha dichiarato il suo disagio sulla scelta. Ma alla fine con questa nostra azione abbiamo dato la possibilità a Di Rocco stesso di ritirare il ricorso e fargli usare questa arma per ottenere qualcosa di concreto a favore dell’italia come ad esempio i campionati mondiali che si sono corsi pochi giorni fa a Imola”.
“La Lega – disserta ancora Ghigo – avrebbe voluto più voce in capitolo nei confronti dell’Uci, ma forse per nostra incapacità non siamo riusciti ad ottenere di più. In parte comunque abbiamo sviluppato abbastanza bene il tema della produzione delle gare all’interno del circuito internazionale e raggiunto buoni risultati. Certo, pensavamo di dover avere altri ruoli chiave ma la cosa non si è concretizzata – ripete l’ex presidente della Regione Piemonte ed ex senatore di Forza Italia – forse per nostra carenza. I rapporti con Rcs rimangono comunque ottimi grazie a Mauro Vegni che spero si faccia valere ancora di più in seno al ciclismo mondiale. Ho tirato giù il sipario su una esperienza che è stata comunque gratificante. Sulla convezione tra Lega e Fci, ribadisco che esiste da decenni ma io adesso guardo ad altro. Deciderà ora la Fci quale futuro vuole dare della Lega ciclismo. La mancanza di invito al Mondiale di Imola? Avevo altri impegni e nella corsa tricolore messa in piedi da Pippo Pozzato eravamo co- organizzatori. Il tema fondamentale è che non ho più tempo di occuparmi di ciclismo e quasi quasi nemmeno di uscire in bicicletta. Nella struttura del Museo del Cinema ho 85 dipendenti da gestire con 14 milioni di euro di fatturato di investimenti e di conseguenza o prendo alla leggera qui a Torino il mio impegno o dovevo seguire solo la Lega Ciclismo. E’ terminano un matrimonio con una separazione ma rimango in ottimi rapporti”.
Tra non molto anche a Torino si tornerà a votare e si parla sempre con maggiore insistenza di Enzo Ghigo candidato…