L’Italia sta tornando lentamente alla normalità ma per il ciclismo il ritorno alle gare sembrano ancora un miraggio lontano. Regole ancora tutte da scrivere e probabili limitazioni lasciano intuire che la quarantena delle due ruote non sia ancora finita. E proprio in questo momento a noi della redazione di ciclismoweb.net che, come tanti atleti e dirigenti, siamo abituati a vivere il ciclismo sulla strada inizia a farsi sentire la voglia di tornare in gruppo. E allora, il modo migliore per far passare la malinconia è, certamente, condividerla.
Ci manca l’aria fresca della domenica mattina, quando il resto del Paese dorme e noi partiamo per andare ai ritrovi di partenza delle gare.
Ci mancano le trasferte nei paesini più sperduti. Le colazioni, i pranzi e le cene fatte al volo. Le emozioni che solo ragazzini e campioni sanno regalare.
Ci mancano gli incontri con personaggi di ogni regione: quelli che girano in canotta bianca e sandali con le borracce sotto il braccio. Ci mancano l’italiano stentato e la passione contagiosa di alcuni dirigenti del pedale. Ci manca il profumo dell’olio di canfora e delle creme riscaldanti.
Ci mancano le urla degli speaker al traguardo e i sorrisi delle miss sul podio. Ci mancano perfino i politici presenzialisti sui palchi. Ci manca la voce di radiocorsa. I distacchi, i cronometraggi e i numeri dei fuggitivi.
Ci mancano le rassegne stampa del lunedì, poi gli allenamenti del martedì, le distanze del mercoledì e le considerazioni del giovedì. Ci mancano i progetti e i massaggi del venerdì, i sogni del sabato che maturano mentre l’odore dello shampo per la bici e dell’olio per la catena impregnano le narici.
Ci mancano le ammiraglie cariche di ogni ben di Dio. Le biciclette sul tettuccio e i sacchetti del rifornimento. Ci manca la polvere degli sterrati, la pioggia di un acquazzone estivo e il caldo di ferragosto.
Ci manca la bottiglietta d’acqua fresca donata dal cambio ruota o da qualche amico massaggiatore. Ci manca il sorriso dei ragazzini quando raccolgono una borraccia a bordo strada.
Ci mancano i primi piani, le inquadrature, le interviste e le cronache ben riuscite. Ci mancano le serate domenicali trascorse a pubblicare risultati da tutti i campi di gara. Ci mancano le condivisioni di foto, video e commenti di ogni tipo.
Ci mancano le classifiche aggiornate ogni settimana; ci manca parlare dei ragazzi più forti, di quelli che faticano e di quelli che potrebbero crescere e diventare grandi campioni.
Ci manca il respiro dei corridori in salita, la selezione e i brividi in discesa. Ci mancano la voce fragorosa delle mamme e le birre fresche dei papà. Ci mancano le torte e i tramezzini condivisi dopo l’arrivo.
Ci mancano le forature, le catene rotte, le biciclette lanciate contro il muro. Ci mancano i sorrisi dei vincitori e le lacrime di chi avrebbe voluto fare di più.
Ci mancano le telefonate e i messaggi degli amici per “sapere chi ha vinto”.
Ci manca tutto questo e molto altro ancora… Una cosa è certa: fino a quando ci sarà qualcuno che desidera vivere tutto questo, il ciclismo non morirà. E, se anche voi sentite la mancanza di qualcosa di quello che vi abbiamo elencato, significa che la passione per le due ruote non vi ha abbandonato nonostante il distanziamento sociale.