Sorride di gusto Tadej, non è una smorfia di fatica, ne un riflesso condizionato, niente di tutto ciò, è un sorriso vero, pieno, autentico: il suo sorriso; si apre mentre taglia in due la folla straripante che ha invaso lo strappo finale di Bergamo. E’ un sorriso di gioia e gratitudine, quasi divino. Con la mano indica “cinque”, five in a row. Cinque di fila, se non è divino questo, cosa può esserlo?
Si chiude così la stagione delle classiche per eccellenza, che ribattezzeremo: la stagione di Tadej Pogacar.
E’ stata ancora una volta la sua annata, a suo dire la migliore da sette anni a questa parte, una supremazia imbarazzante nelle ultime gare – Mondiale, Europeo e appunto Giro di Lombardia – ma con un inizio di stagione altrettanto sublime.
Le (rare) non vittorie sono state forse ancora più emozionanti degli assoli che ha messo in strada da Marzo a oggi. Le sgommate su Cipressa e Poggio, durante la Milano-Sanremo, con una conduzione di gara mai visto in tutta la storia moderna, purtroppo senza però trarne i benefici voluti, accontentandosi del terzo gradino del podio. Oppure la sua prima Parigi-Roubaix corsa con la sfacciataggine e l’intraprendenza di un ribelle ma anche con l’attenzione e il senso del luogo di un veterano delle pietre, una curva presa con troppa foga sul finale gli ha presentato il conto: secondo, alle spalle di Mathieu Van der Poel.
Il resto? Un catalogo di assoli già rivisti e celebrati, ma quest’anno ancora più decisi, più eclatanti e supremi.
È quasi sera. L’ultimo giorno dell’anno ciclistico è andato sciogliendosi insieme alle ultime luci di quel sole pallido che si appoggia sui viali di Bergamo. Un tramonto che rimanda già al prossimo anno, al prossimo Poggio che ancora attende di essere domato dal tocco divino di Tadej.
