Muro di Santa Caterina, 3 Marzo 2018; negli ultimi metri prima di terminare lo strappo finale, un giovanissimo Wout Van Aert è esausto; si ferma, quasi cade, l’inerzia lo porto a rimbalzare all’indietro, prende a due mani il manubrio e la vita da ciclista che fino a quel momento era solo un’illusione di belle speranze e senza nemmeno riuscire a montare in sella spinge con la forza delle unghie per scavalcare gli ultimi metri della pendenza e portare la bici in salvo, chiuse terzo quell’edizione delle Strade Bianche, marginale. Nasce da quell’ultimo ruggito di forza e perseveranza il campione Belga, sulle nostre strade italiane e senesi che ricalcano alla perfezione la sua fin lì promettente carriera da ciclocrossista.
E’ tornato da noi nel 2020 alle Strade Bianche per riprendersi il primato e dire a tutti che quella corsa era fatta proprio per lui, nel mezzo, ha disseminato quarantanove vittorie, alcune di gran peso come la Milano-Sanremo o l’Amstel Gold Race, oltre a nove tappe al Tour e tre alla Vuelta. Se nomini Van Aert pensi però subito all’eterno secondo o terzo, o a quello che si fa beffare quando è alla stralunga il favorito della giornata, e in effetti negli ultimi 3-4 anni ha sofferto tanto, soprattutto l’immagine dell’eterno rivale Van der Poel e quella dell’astro nascente Pogacar, che gli hanno strappato ogni anno le due classiche a cui ambisce maggiormente: Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix.
Sette anni dopo da quel surplace, il ragazzo si è fatto adulto, il 18 Maggio di quest’anno è un giorno speciale, si rigioca sul terreno che a lui piace di più, la famosa tappa degli sterrati. Si presenta alla partenza di questo Giro dall’Albania con un ruolino di marcia deficitario, nessuna vittoria in primavera, solo piazzamenti, alcuni tanto discussi, e tanta amarezza nel vedere tutti gli altri far meglio di lui, compresi i due big del pedale che allungano nel conteggio delle classiche vinte. Chiuso nella sua bolla, continua, nonostante tutto, a far quello che ama di più: fatica e perseverare, alla ricerca di una svolta nella sua carriera, sempre più appesa ad un filo.
Si presenta alla tappa numero 9 senza nessun tipo di aspettativa, viste anche le precedenti abbastanza incolori. Con il passare dei chilometri il gruppo si assottiglia sempre più e all’entrata del primo settore di sterrato lo si vede già in prima fila, come a dire “e qui che si fa?, posso aprire il gas?” sornione lascia fare a Pedersen in stato di grazia e tranquillo nell’ombra si sente sempre meglio sul suo fuoristrada; al terzo settore approfittando di una caduta generale si ritrova con il gruppo di sei in avanscoperta. La maglia gialla è proprio la sua, non è un effetto ottico dettato dal polverone che si sta alzando, entrando nel penultimo settore la sgasata di Del Toro lo mette decisamente alla prova, ma il suo ballo sui pedali è quello dei giorni migliori e non si stacca nemmeno di un millimetro. Su colle Pinzuto copia e incolla l’azione del settore precedente e la sua resistenza è commovente, oggi è decisamente la sua giornata.
Muro di Santa Caterina, 18 Maggio 2025; Isaac Del Toro prende in testa la salita, ormai la maglia rosa è sua, ma la tappa è ancora tutta da giocare. Wout ha l’esperienza dalla sua parte e sa che se mai dovesse riuscire a tenere sull’erta finale il messicano, è fatta; resiste e resiste ancora, all’ennesima accelerazione, mancano una manciata di metri alla fine dello strappo, sulla sinistra vede il suo fantasma di sette anni prima che si ferma a bordo strada barcollante; decide in quel punto che è il momento si dribblare il suo rivale e andargli davanti per affrontare in testa le curve e controcurve del centro cittadino senese prima di lanciarsi in Piazza del Campo e accorgersi finalmente di non aver più nessuno davanti a lui. Ben tornato a casa Wout!