Il Giro d’Italia è scattato dall’Albania e, insieme allo spettacolo e ai mille complimenti per la nuova terra promessa del ciclismo mondiale, sono partite anche le polemiche.
Il “KM RedBull” che ha preso il posto del vecchio “Intergiro” era stato presentato come una iniziativa rivoluzionaria capace di sposare agonismo e marketing: un matrimonio talmente rivoluzionario da essersi dimenticati, alla prima uscita, un piccolo dettaglio.
Sul traguardo del primo “KM RedBull” a Sauk, infatti, sono transitati i quattro fuggitivi di giornata e pure il gruppo senza che sull’asfalto fosse segnata alcuna linea d’arrivo. Un errore clamoroso, un dettaglio non da poco per una gara World Tour, dal momento che è solo la linea che può decretare il vincitore del traguardo: per la cronaca, il primo a passare dove avrebbe dovuto essere posizionato il finale del KM RedBull è stato Manuele Tarozzi.
Un traguardo che assegnava 2.500 euro al primo, 1.500 euro al secondo e 1.000 euro al terzo oltre che i punti validi per la Classifica generale finale a punti RedBull che assegnerà un montepremi di 15.000 euro al vincitore, 10.000 euro al secondo e 5.000 euro al terzo. Insomma non proprio bruscolini per un traguardo che avrebbe meritato almeno di essere segnato sull’asfalto.
Resta da capire ora come agiranno i commissari di gara: valideranno il passaggio al KM RedBull? Oppure annulleranno i benefits messi in palio dal traguardo volante? Applicheranno una multa a RCS Sport per la carenza organizzativa?
Chissà se verrà ritenuto tutto regolare, con buona pace degli organizzatori minori, spesso tartassati per molto meno… La notizia positiva è che il Giro d’Italia avrà a disposizione altre 20 tappe per migliorare anche sotto questo punto di vista.