Le maglie della Gazprom Rusvelo erano già pronte a schierarsi al via questa mattina al Trofeo Laigueglia e, invece, per il team russo cancellato con un colpo di spugna dall’UCI, le porte si sono chiuse prima che iniziasse la corsa. C’è grande fermento nel quartier generale della Gazprom Rusvelo, la formazione professional che da anni ha base in Italia, nonostante la batosta decisa dall’UCI sia di quelle che fanno male.
A parlare ai microfoni di Ciclismoweb.net è Renat Khamidulin, General Manager del team Gazprom Rusvelo: “Dieci anni di lavoro per costruire questa realtà che era apprezzata in gruppo e dagli organizzatori, sono stati annullati in un giorno dall’UCI. Questa decisione ha cancellato tutto il nostro lavoro e gli sforzi fatti in questi anni”.
E dire che il 2022 era iniziato bene per la formazione russa subito in evidenza all’UAE Tour grazie anche al successo di Vacek. Ora, dopo il ritiro della licenza da parte dell’UCI, il futuro è tutto da riscrivere.
Cosa farete?
“Noi già all’inizio della crisi tra Russia e Ucraina avevamo fatto le nostre proposte all’UCI su come avremmo potuto comportarci ma non sono state prese in considerazione e ieri è arrivata questa decisione. Siamo in contatto con l’UCI, stiamo collaborando per trovare una soluzione”.
Quanto tempo ci vorrà?
“Dobbiamo arrivare ad un punto di incontro il prima possibile per consentire al team di proseguire l’attività. Stiamo parlando di giorni non di settimane perchè ci sono 20 corridori e 35 persone di sei nazioni diverse che lavorano all’interno della nostra squadra e meritano di avere risposte concrete”.
Calma e moderazione accompagnano ogni singola parola di Khamidulin che sottolinea: “Storicamente lo sport ha sempre riunito i popoli, le guerre si fermavano quando c’erano le olimpiadi. Secondo me stiamo sbagliando nel non utilizzare lo sport come uno strumento di dialogo tra le nazioni”.
E nel cuore del team manager della Gazprom Rusvelo c’è una speranza non solo per far ripartire la propria squadra ma anche per riportare la situazione internazionale alla normalità: “Noi lo abbiamo comunicato anche all’UCI: vorremmo avere l’occasione di far si che il ciclismo diventi un segno di pace e di ripartenza e che la vita possa tornare alla normalità in Russia, in Ucraina e nel resto del mondo proprio a partire dal nostro sport” ha concluso Khamidulin.