Lello Ferrara, anche questa settimana si è confermato per numeri e contenuti l’autentico mattatore del lunedì. La sua diretta, anche stavolta, ha saputo toccare con simpatia e irriverenza i nervi scoperti del ciclismo italiano. In compagnia di Pippo Pozzato, Luca Paolini e Sonny Colbrelli non sono mancati i sorrisi e le dichiarazioni forti durante il live su Instagram dell’influencer delle due ruote.
Incassato il ritorno in diretta sui social di Pippo Pozzato (“Non volevo fare quello che facevano tutti in quel periodo e per questo ti ho sempre detto no”). A raccontare il retroscena è stato lo stesso Lello Ferrara: “Dopo il tuo rifiuto avevo detto che non avresti mai fatto una diretta con me, poi ti è capitato quello che ti è successo con il covid e, grazie a Mazzanti, ci siamo ritrovati. Siamo andati a mangiare insieme, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo messo da parte le cavolate”.
Il primo velo a cadere è quello sul presente del “Maestro. Fai tantissime cose, realmente cosa fai? Chiede secco il Lello nazionale.
“Sono con Luca Mazzanti, seguiamo un pò di atleti ma che fa il lavoro vero è Mazzanti. Io ci metto poco, il pezzo finale, quando serve. Io in realtà ho un pò di attività ma quella che mi occupa più tempo è organizzare corse. Siamo partiti con Jonny Moletta un pò per scherzo e ora ci dedico l’80-85% del mio tempo. Quando la Regione ci ha dato l’ok per il mio progetto legato alla Veneto Classic abbiamo deciso di iniziare con il Campionato Italiano che era forse più facile da allestire: volevo fare qualcosa per il mondo che mi ha dato da mangiare per 20 anni e fare qualcosa per la mia terra. L’anno scorso la Regione ci ha chiesto di rifare il Giro del Veneto e lo abbiamo fatto volentieri con la Padovani, poi la Veneto Classic era il mio sogno e Jonny ha avuto l’idea della gara gravel per professionisti a cui abbiamo aggiunto la Gran Fondo come fanno all’estero. Adesso abbiamo altre idee da realizzare per il futuro, abbiamo una squadra giovane ed energica quindi andiamo avanti a tutta velocità”.
L’organizzatore, in realtà, sarebbe solo una base di partenza per il bello del ciclismo italiano, che nel corso della diretta ha sottolineato: “Il problema del ciclismo italiano è che abbiamo dirigenti vecchi, tutti dai 70 anni in su e intanto il mondo fuori va via ai 200 all’ora. Il fatto è che non portiamo progetti seri agli sponsor, perchè le aziende con i soldi in Italia ci sono. Fortunatamente ci sono persone che si stanno muovendo molto bene, Ivan Basso, ad esempio ci ha visto lungo. Così come Davide Cassani. Il mio sogno è fare una squadra World Tour con persone che abbiano una visione diversa del nostro sport. Non è possibile che Ineos abbia cambiato il movimento sconvolgendo anche il modo con cui le altre squadre interpretano le corse, gli allenamenti… Noi italiani abbiamo la capacità di gestire i numeri e le persone come nessun altro e, soprattutto, abbiamo uno storico che loro non hanno. Se li portiamo fuori dai numeri loro fanno disastri, noi invece siamo bravi ad improvvisare, sappiamo tirar fuori il meglio nel momento della difficoltà e abbiamo una capacità di analisi unica”.
Nelle parole di Pippo Pozzato non è mancata la stoccata ai giornali: “Penso che Gazzetta, che organizza la corsa più bella del mondo, è quella che ha sparato a zero sulla sua corsa, più che a livello editoriale è un discorso da fare in termini di politica…”
Sull’argomento non è mancato lo sguardo critico di Luca Paolini: “Purtroppo abbiamo seminato male in passato, stiamo pagando gli errori fatti da stampa e dirigenti. Ci siamo tirati la zappa sui piedi e abbiamo pagato uno scotto importante: si è perso quel vortice che portava ad investire su uno sport amato da milioni di persone. Questa cosa va recuperata piano piano…”
Riguardo ai social network e al loro utilizzo nel ciclismo contemporaneo, Pozzato ha rivendicato il proprio ruolo di precursore:
“I social sono uno strumento importante. Semplice da usare e molto potente, io sono stato il primo tra i prof ad usarli nel 2011, gli altri non capivano e mi prendevano in giro… Aldilà delle foto, la comunicazione è la cosa più importante: oggi il ciclismo è figo, perchè tutti anche i top manager vanno in bicicletta, ma il nostro movimento ha ancora una visione definiamola romantica per non offendere nessuno e questo ci impedisce di avvicinare i giovani. Certo le regole base sono sempre le stesse, servono allenamenti e sacrifici, ma se uno vuole mangiarsi un piatto buono a casa o al ristorante non cambia nulla, così come se vuole passare il giorno di riposo facendo quello che gli piace. Io e Paolini siamo stati i primi ad andare a sciare due tre giorni, ma lo facevamo di nascosto perchè non ci criticassero. Penso che ognuno ha il proprio stile di vita e il social serve perchè la gente veda quello che a te piace fare, io l’ho sempre utilizzato in questo modo ma la parte fondamentale è quella di riuscire a comunicare qualcosa di bello e di figo ai giovani. Se gli facciamo vedere che il ciclismo è un mondo di sfigati difficilmente si avvicineranno“.
Non è mancato poi il salto all’indietro, per parlare di quando Filippo Pozzato passò da juniores a professionista:
“Mi ha chiamato Damiani quando ero ancora allievo e mi ha proposto di passare professionista. Io subito pensavo mi prendessero in giro, poi mi hanno fatto fare i test da juniores e il contratto l’ho firmato con Squinzi al Mondiale di Verona. Diciamo che era una squadra strutturata per fare questo tipo di passaggio. Il ciclismo da allora è cambiato: oggi è più semplice per chi ha le qualità poter correre tra i professionisti ma questo salto non è per tutti”.
Agli scambi simpatici con Luca Paolini e Sonny Colbrelli in cui Pozzato ha affermato con certezza: “Sonny attualmente è uno dei tre atleti più forti al mondo per le gare di un giorno insieme a Van Aert e Van Der Poel” e il bresciano ha ribattuto: “Pippo avrebbe potuto vincere di più, non lo ammetterà ma lo sa anche lui” è seguita poi la frustata al mondo degli ex-professionisti: “Cosa fanno gli ex corridori per il movimento? Niente. La maggior parte vanno nelle aziende a chiedere soldi ma non fanno niente per i giovani. Pensano tutti di essere influencer ma non sanno neanche cosa sia”.
A completare la serata anche i collegamenti di Michele Gazzoli e dell’iridato Filippo Baroncini che fanno parte della scuderia di atleti dell’ex prof vicentino.