La replica della Sc Cottur (clicca qui per rileggerla) riguardo all’articolo che avevamo pubblicato lo scorso 4 luglio (clicca qui per rileggerlo) ci consente di fare finalmente chiarezza su una vicenda che, subito dopo il lockdown, ha messo in evidenza tutte le contraddizioni del momento.
LA CRONOSTORIA – Oggi lo possiamo affermare con la certezza della verità processuale, quei “furbetti” avevano semplicemente esercitato un proprio diritto: fino al 30 giugno l’unico divieto validamente adottato dalla FCI riguardava le gare in Italia. La Sc Cottur andò a correre in Slovenia il 28 giugno. Il 30 giugno il Consiglio Federale decise di vietare anche le trasferte all’estero ma la comunicazione arrivò solo con uno stringato comunicato stampa mentre altri team avevano già pianificato e iniziato il viaggio verso altre destinazioni europee. Il 4 luglio diversi atleti italiani corsero regolarmente all’estero. Preso atto di ciò la FCI decise di deferire atleti e società agli organi di giustizia.
Con la sentenza n. 8/2020 il Tribunale Federale ha assolto gli atleti e la società Sc Cottur perchè l’ormai famosa Circolare n. 40 del Presidente Renato Di Rocco non vietava alcuna trasferta all’estero. Per tutti gli altri imputati della vicenda, come si legge nella sentenza n. 1/2021, la Procura Federale ha richiesto l’assoluzione stante la precedente decisione del Tribunale Federale sulla vicenda che riguardava la Sc Cottur.
NESSUNA REGOLA, NESSUN ILLECITO – Si tratta di due sentenze storiche quelle con cui il collegio del Tribunale Federale composto dall’Avv. Salvatore Minardi, dall’avv. Alessia Beghini e dall’Avv. Elisabetta Antonini ha smentito clamorosamente quanto sostenuto dal presidente Renato Di Rocco e dal Consiglio Federale. Una assoluzione a cui si è unita anche la Procura Federale che in corso d’udienza lo scorso 19 gennaio, a seguito della decisione 8/2020, ha addirittura ritirato le accuse nei confronti dei deferiti.
Era dunque sbagliata anche l’esclusione dall’imminente ritiro azzurro degli atleti che avevano gareggiato all’estero perchè questi ragazzi e queste ragazze, oggi lo si può dire con certezza, non avevano violato alcuna norma.