Estate tempo di uscite in bicicletta, tempo di sgambate, ma soprattutto tempo di Gran Fondo. Un canale economico fondamentale per il mondo delle due ruote. Ogni domenica in Italia ci sono almeno due o tre Gran Fondo, la gran parte al centro nord e poi al sud. A migliaia si iscrivono a questi raduni nati un tempo appunto con uno spirito completamente differente. Uno spirito di gruppo, di divertimento, di allegria, di misurarsi contro se stessi in bicicletta con gli amici e nel contempo osservare e assaporare ogni domenica percorsi e paesaggi differenti e cibi che variano da regione a regione.
Poi è subentrato l’agonismo. In trent’anni i cicloraduni si sono trasformati e sono diventati veri e propri scontri agonistici tra master e le varie categorie cicloamatoriali. Sono nati circuiti fra le varie gran fondo, classifiche, premiazioni lussuriose. E mano a mano lo spirito del divertimento, della domenica, della randonèè è cambiato. Sono diventate vere e proprie gare, competizioni. Molti ciclisti magari nel passato sono stati anche dilettanti. E molti dei dilettanti che non hanno sfondato nel ciclismo e a loro è stato negato per i più svariati motivi il passaggio al professionismo, hanno spostato le proprie attenzioni nel mondo cicloamatoriale. Cercando di canalizzare magari qualche frustrazione sulla bicicletta. E l’esasperazione ha preso la mano in molte situazioni. Diventando addirittura ingestibili. Se non addirittura controproducenti.
Perché prima per migliorare la propria prestazione agonistica nei confronti di un amico di bicicletta, poi per arrivare davanti al gruppetto che si allena ogni sera dopo il lavoro e infine per vincere le gran fondo, dove vale il percorso lungo, ovvero quello quasi equiparato alle gare tra dilettanti e professionisti come lunghezza si è cominciato a usare l’integratore. E dall’integratore alla pratica illecita e farmacologica il passo è breve. Pur di vincere una gran fondo o una classifica.
Ogni giorno purtroppo il sito della Nado è pieno zeppo di lunghi elenchi di atleti pizzicati positivi a questa o quella sostanza. In tutti gli sport, c’è da sottolineare. Ma nel ciclismo in particolare spiccano i “pizzicati per doping” con le sostanze più svariate sino alla famigerata Epo. Che facciano parte della Fci o degli Enti ma sempre positivi ai controlli antidoping risultano e sempre ciclisti sono…
L’ultimo a cadere nella rete dell’antidoping, in ordine di tempo, è l’ex professionista Enrico Zen: positivo al termine di una Gran Fondo dello scorso 16 giugno.
Accade che addirittura alcuni cicloamatori vengano pizzicati positivi dopo un controllo “fuori competizione”. Strabuzziamo gli occhi nel leggere il comunicato Nado: fuori competizione dopo la partecipazione ad una prestigiosa Gran Fondo. Quasi quasi non accade nemmeno per i professionisti che ci siano controlli fuori competizione. Qui parliamo di cicloamatori ovvero cittadini liberi, atleti non di professione che si dilettano in bicicletta. Ma in alcune Gran Fondo per arginare la piaga dei signori delle due ruote pizzicati positivi, hanno trovato un escamotage.
Al momento dell’iscrizione, chi intende partecipare alla manifestazione deve essere consapevole che se viene pizzicato positivo deve risarcire l’organizzazione per danno di immagine sborsando di tasca propria una multa di 50 mila euro. Ottima decisione. Magari per rimpinguare le casse dei comitati federali provinciali della Federciclo sempre in difficoltà nell’aiutare il settore giovanile o organizzare corsi sulla sicurezza e sul ciclismo in genere si potrebbero organizzare Gran Fondo con multe incluse. Il ciclismo in questo modo avrebbe zero spese… tanto pagano i cicloamatori…
[banner]G-andrea[/banner]