La Popolarissima, la corsa forse più antica d’Italia, era nata per celebrare il primo giorno di primavera. L’esplosione delle ruote veloci così come solitamente esplode la primavera. A dire il vero quest’anno un pò tardiva. E nel giorno della Popolarissima a Treviso era esploso Nicola Venchiarutti. Il 22 giugno segna il primo giorno d’estate. E nell’estate tardiva, sulla salita di Falcade esplode ancora Nicola Venchiarutti.
A dire il vero non proprio un arrivo per velocisti, per la carovana rosa del Giro d’Italia Under23, che dopo aver scalato il passo Cereda arrivando da Transacqua e scendendo da Gosaldo, e svoltando da Cenecenighe – Agordo per Falcade ha fatto selezione in gruppo. Ma il transito per Canale d’Agordo, paese nativo di papa Luciano, ovvero Giovanni Paolo Primo, deve aver fatto il miracolo. La salita, una decina di chilometri scarsi da Cencenighe è sfiancante perché in pendenza continua.
E Venchiarutti quella pendenza l’ha presa al fondo del gruppetto in testa alla corsa. E mentre Cristian Scaroni sembrava avercela fatta, non aveva fatto i conti con lo stesso Venchiarutti che nella volata da manuale, praticamente perfetta alla Popolarissima, l’aveva presa lunga e di testa. E a Falcade ha fatto lo stesso. Beffando Scaroni un pò come i colombiani, il belga, sul Monte Amiata. Una tappa caratterizzata dalla tanta pioggia alla partenza e lungo il percorso sulle montagne e sui passi colpiti dalla tempesta Vaia, passando per una parte del tracciato della tappa dei professionisti che arrivava a Croce d’Aune. Un modo anche per far rivivere posti ormai quasi dimenticati dal turismo di massa e anche dagli abitanti, come appunto il passo Cereda e la Forcella Aurina, passando per Gosaldo.
Le tante bandierine rosa e i palloncini bianchi e rosa appesi lungo la strada e gli striscioni quasi vintage con la scritta “W il Giro U23”, nel tratto che dal Veneto di Lamon passa alla valle del Primiero in Trentino e nuovamente in Veneto per l’agordino hanno rivitalizzato una parte di montagna troppo spesso dimenticata e bisognosa di ritrovare stimoli. Il ciclismo serve anche a questo. Che sia per i professionisti o per gli under23. Come alla partenza da Rosà, addobbata a festa come non mai, a testimoniare quanto il ciclismo sia vitale nella parte di Veneto fra Vicenza e Treviso.
Un passaggio tra luoghi storici, da Bassano transitando sulla pedemontana trevigiana, a scoprire luoghi storici come Sant’Eulalia. A Borso del Grappa infatti, nella frazione di Sant’Eulalia, martire iberica protocristiana, morta a 12 anni, durante i primi secoli dopo Cristo, è conservato un prezioso sarcofago romano, datato terzo secolo dopo Cristo, dove venne sepolto il centurione Caio Vettonio, della stirpe Fabia, di provenienza iberica. E forse proprio grazie a Caio Vettonio, soldato iberico, che donò al territorio ben 800 sesterzi, quando la zona divenne cristiana, si dedicò la zona alla piccola martire Eulalia. La carovana passa, vede, saluta , rende omaggio. E oggi, oltre a Caio vettonio, ha reso omaggio a Possagno, anche al grande scultore trevigiano neoclassico, Antonio Canova, considerato ai primi dell’Ottocento, tra le personalità più influenti della politica e dell’arte, tanto da risiede spesso alla corte di Napoleone o dei casati regnanti del Nord Europa.
Il ciclismo è questo. Ti permette di transitare per luoghi a volte sconosciuti, a volte dimenticati. Ma alla fine diventa una certezza. Specie nelle volate del gruppo. Dopo aver visto la volata di Nicola Venchiarutti, volata da manuale, di testa, alla Popolarissima, spinta con una forza impressionante la certezza di questo ciclismo era una volta di più lo sprint bis di Venchiarutti a Falcade. Scaroni forse ha peccato da scalatore. Venchiarutti anche stavolta aveva lo sprint giusto nelle gambe. Nel solstizio di primavera ha scritto il suo nome. A Falcade ha scritto quello d’estate… Pioggia e neve permettendo, domani l’epilogo sulla Marmolada (e di neve sabato mattina sulla Marmolada ne è caduta a metri)…