Tutto un vociare, un confabulare, un contrattare. Tavoli attorno ai quali si fanno riunioni improvvisate, si discute, si contrattano corridori, si cerca di strappare accrediti. I due giorni che precedono la prima tappa del Giro d’Italia sembra di entrare in un girone infernale, anzi, meglio, sembra di entrare alla borsa di Milano o di Londra o peggio ancora di New York.
ALLA CACCIA DI UN PASS – Un viavai continuo di gente nel quale spesso e volentieri non si capisce chi fa cosa… I siparietti più divertenti sono quelli al tavolo accrediti, a partire da quelli riservati alla stampa, sicuramente i più certificati (devi avere tessera stampa o comunque un accredito da parte di una testata giornalistica e comunque competenze specifiche) a quelli riservati agli ospiti e ai gruppi sportivi o meglio team. E li si assistono a veri e propri eccessi di convincimento alle povere ragazze del desk che devono tentare di sopravvivere alle insistenze di chi senza titolo cerca di imboscarsi in qualche gruppo di appartenenza.
Ma il pass del Giro d’Italia, invece di essere uno strumento di lavoro, è quasi un totem da esibire con baldanzosa arroganza per alcuni, per altri invece ancora con grande rispetto. La maggior parte delle contrattazioni della grande bolgia che piomba sui poveri addetti alla distribuzione dei pass è proprio questa.
Il PASS. Averlo o non averlo fa la differenza. Ti fa entrare nel paradiso o ti può lasciare nel limbo o addirittura chiuderti i cancelli in faccia. Un viavai di gente dove le persone si incrociano, si salutano, si abbracciano, si baciano e formulano la classica domanda “Come va?”. Che presuppone una scontatissima risposta “si tutto bene, tutto ok”… Insomma, un format già usato da Albano e Romina nella loro canzone “Cara Terra Mia”… esattamente le stesse parole: “Come va come va tutto ok tutto ok”… Frasi di circostanza raccolte in una summa di banalità per un popolo che si riunisce una volta all’anno per tre settimane e vive come fosse in una grande comune, dove anche chi guida la macchina folkloristica della carovana pubblicitaria si sente come se guidasse direttamente RCS dalla plancia di comando.
IN CERCA DI UN FUTURO – La tensione del ritrovarsi tutti insieme appassionatamente comincia a stemperarsi il giorno successivo la presentazione dei team. Che francamente per essere stata a Bologna, in Piazza Maggiore, una piazza simbolo per l’Italia, avrebbe potuto essere decisamente più spettacolare. Il ciclismo ha voglia di andare avanti, soprattutto all’estero, dove lo sport delle due ruote si sta sviluppando a velocità doppia rispetto alla nostra madre patria, Paese dove in pratica il ciclismo ha fatto sortire i primi vagiti. Una Paese che però è ancora fermo alle presentazioni dei libri su Coppi e Bartali. Perché il vintage è bello ma anche la modernità deve andare avanti. Un ciclismo, quello tricolore, che deve rigenerarsi, non certamente partendo da ricordi, per quanto grandi siano stati, ma deve partire da una nuova professionalità, da gente preparata, da direttori sportivi capaci e consapevoli che lo sport delle due ruote non è più solo sport ma anche business, come il calcio ad altissimi livelli modello Barcellona, Real Madrid e Liverpool.
Il ciclismo ha bisogno di essere svecchiato e soprattutto di diventare professionalità e spettacolo. Fatica dei corridori compresa.
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