Il corridore con la fuga nel sangue. Samuele Zoccarato, classe 1998, padovano di San Giorgio delle Pertiche, l’anno scorso si è fatto conoscere agli appassionati di ciclismo con la maglia della General Store Bottoli per le sue lunghe fughe, alcune coronate con importanti successi come quello di Stagno Lombardo (CR) e Terranuova Bracciolini (AR) alla Ruota d’Oro, quest’ultima gara di carattere internazionale.
Da quest’anno, però, veste una nuova maglia, la maglia del team continental svizzero IAM Excelsior, formazione con un passato nel circuito World Tour e che ora riparte nel suo progetto come team continental.
Per quale motivo hai preso la decisione di trasferirti in una squadra continental all’estero?
“Tutto è iniziato nella mia prima corsa a tappe, il Giro d’Italia under 23. In questa occasione ho iniziato a capire veramente cos’è il ciclismo ad alto livello, anche al di fuori della corsa vera e propria. Un gruppo di persone che per una settimana diventano una cosa unica, ognuno dà il suo meglio, mai un secondo fermo, ogni minimo particolare programmato, mezzi e materiali al top. Effettivamente questa era la realtà dei team continental stranieri, mentre quasi tutte le squadre italiane cercavano di soppravvivere con quel poco che avevano. Con il passare dell’estate mi sono anche reso conto che in Italia gareggiavo contro i soliti avversari per 2-3-4 volte alla settimana, per settimane. Inoltre, nel mondo professionistico la maggior parte delle gare sono corse a tappe, estremamente diverso dal calendario dilettantistico Italiano. Non per ultimo, mi piaceva moltissimo l’idea di mettermi in gioco, affrontare nuove avventure, trovarmi a dover comunicare in altre lingue, essere costretto a capire l’inglese, lo spagnolo e il francese”.
Come ti trovi nella nuova squadra?
“La squadra è ben organizzata, sicuramente non mi posso lamentare, i loro due anni passati nel world tour si fanno vedere. Penso addirittura che come organizzazione sia piu’ adatta alla categoria professional, in quanto alcune volte i dirigenti lasciano per scontato alcune cose che un atleta professionista sa, ma che un ragazzo come me, alle prime esperienze internazionali forse non sa. Mi dispiace non avere come guida un direttore sportivo come Mario Chiesa, di sicuro avrebbe potuto dare una marcia in più al team. Ciò nonostante, abbiamo valide alternative con le quali mi sono subito trovato bene. Probabilmente il problema più grande è la comunicazione, ma un po’ alla volta si migliora”.
Ti ricordiamo come un corridore forte da lunghe fughe, che tipo di corridore sei? Su che tipo di percorso ti esprimi al meglio?
“Di sicuro la fuga è una delle cose che mi caratterizza, mi soddisfa un sacco. Diciamo che negli anni è stata anche motivo di litigio con vari direttori sportivi, i quali mi consigliavano di aspettare il finale per ottenere un risultato migliore. Il fatto è che la fuga è il miglior modo per mettersi in mostra, controllare la corsa e allenarsi. Mi reputo un passista/passista scalatore (anche se peso 74kg), mi difendo bene in gare dure, lunghe, meglio ancora se si va tutto il giorno a tutta. Le classiche insomma!”
In che cosa devi migliorare?
“Devo migliorare moltissimo. Devo imparare dal punto di vista mentale, saper aspettare e soffrire quando è il momento. Controllare la pressione, il nervosismo. Re-imparare alcune dinamiche del gruppo a volte diverse da quelle italiane”.
Quale sarà il tuo calendario e in Italia quali gare farai?
“La prossima corsa sarà il 5 marzo, Gp Samyn, penso sarà una delle gare più complicate della stagione. Poi in programma c’è il Tour de Normandie, il Circuito delle Ardenne, Tour de Bretagne, Ronde de l’Isard, Boucles de la Mayenne, Giro d’Italia under 23, Giro della Valle d’Aosta, Tour d’Alsazia, l’Olimpia tour, e le classiche di fine stagione italiane. Mi piacerebbe avere la possibilità di svolgere competizioni anche con la nazionale, magari riuscire a ottenere la convocazione per i campionati del mondo, sarebbe un sogno. In Italia correrò certamente il Giro d’Italia under 23 e il Valle d’Aosta, inotre quasi tutte le gare internazionali di un giorno del calendario under 23. La prossima gara italiana sarà la Popolarissima”.
Pensi alla Popolarissima di ripetere la fuga dell’anno scorso?
“In squadra c’è Dylan Page, penso sarò a sua disposizione per lo sprint”.
Quali obiettivi ti poni per questa stagione?
“Penso che fare esperienza e qualche bella performance siano gli obiettivi primari. In verità spero di stare bene nel periodo che va dal Giro d’Italia al Valle d’Aosta, passando per i campionati italiani strada e crono”.
La tua prima impressione nel correre con i professionisti?
“Molto positiva. Al Tour Colombia mi sono sentito a mio agio fin dal primo chilometro. Naturalmente è un mondo estremamente diverso, tutti sono molto forti. Il gruppo è formato appunto da professionisti, il loro lavoro è correre in bici. Penso che su un gruppo di 200 ciclisti, 150 possano vincere la gara”.
Come ti sei avvicinato al ciclismo?
“E’ una passione che é nata quasi per caso. Quando avevo 5 anni mi divertivo a guardare gli allenamenti di mia sorella, così ho voluto provare. Ho sempre corso per divertimento. Mi sono sempre limitato a tenerlo come passatempo, senza dare peso ai risultati. Mi sono trovato a fine 2017 ad avere la possibilità di farlo diventare il mio ”lavoro”, e direi che nel 2018 ho raccolto abbastanza risultati”.
Quale corsa professionistica ti affascina di più e che ti piacerebbe vincere?
“Non ho mai fantasticato sulle corse. Mi trovo quasi a disagio a dover scegliere una corsa. Penso sia molto più importante il modo in cui viene vinta. Sarebbe fantastico vincere una corsa dopo un’impresa titanica, non saprei, ad esempio vincere dopo 100 chilometri di fuga solitaria”.
Qualche nostalgia dei vecchi compagni di squadra?
“Mi mancano moltissimo i miei vecchi compagni di squadra. L’anno scorso nel team si era instaurato un bellissimo rapporto fra tutti i corridori della squadra, e forse è stata la chiave della stagione pazzesca. Di sicuro per me lasciare la General Store è stato un dramma, mi sono sempre trovato benissimo con tutti”.
Se vogliamo stai seguendo un percorso inverso a quello di Rasmus Iversen, tuo ex compagno di squadra passato da quest’anno professionista. A Iversen l’Italia e un team italiano gli ha portato fortuna…
“L’Italia dal punto di vista ciclistico avrà pure molti difetti, ma ha molti pregi. Iversen mi ha raccontato che in Danimarca alternava lavoro e bici. La General Store gli ha dato l’opportunità di venire in Italia e concentrarsi sulla seconda. In Italia tutto quello di cui hai bisogno è trovare una squadra che creda veramente in te. Se hai le qualità per diventare un ciclista professionista è impossibile non emergere”.