Giro del Sud, Giro del Nord… Giro d’Italia. Sono trascorse appena poche ore dalla presentazione, negli studi milanesi della Rai, che scoppia il caso Giro al Sud. Levata di scudi nei confronti della corsa rosa perché, a detta di tanti tifosi, il Giro d’Italia non avrebbe compreso nei propri percorsi il Sud Italia. E quindi senza Sud non sarebbe un “vero” Giro d’Italia.
A prescindere dal fatto che San Giovanni Rotondo non pare sia alla stessa latitudine di Ponte di Piave ma per arrivare al paese di Padre Pio partendo da Ponte di Piave è necessario percorrere 730 chilometri, questo Giro sembra comunque ben disegnato e congegnato dal punto di vista tecnico.
Cronometro ben distribuite, tappe medie, tappe lunghe e salite a go go. Un Giro d’Italia lo fanno le salite. La differenza sta tutta lì. Sul Gava e il Mortirolo, che da soli fanno già un Giro d’italia. Il Giro si decide sulle salite, a cronometro e, soprattutto, nell’ultima settimana. Come sempre, da quando il Giro è diventato maturo, moderno. Da quando, dagli anni Ottanta, è stato disegnato in modo scientifico guardando e valutando sia percorsi che il lotto dei partenti.
Chi grida allo scandalo perchè la corsa rosa avrebbe dimenticato quest’anno il Sud Italia, rispondiamo che non è affatto vero e la tappa di San Giovanni Rotondo lo testimonia. Il Giro è di Santi, Poeti e Navigatori. I santi ci sono, i poeti o meglio gli inventori o gli scrittori ci sono, ricordando sia Padre Pio che Leonardo Da Vinci e Indro Montanelli. E navigatori pure in quanto Fausto Coppi navigava con la sua bicicletta in giro per mezzo mondo.
Per tre anni il Giro si è mosso da Napoli, dalla Sardegna e dalla Sicilia. E nel 2018 dopo The Big Start da Israele, si è viaggiato in lungo e in largo tra Sicilia e Calabria, risalendo lentamente la penisola; per tre anni consecutivi si è toccata la Campania, la Basilicata e la Puglia. Il Giro ama il Sud come ama il Nord, il Giro ama le montagne come ama il mare, i valichi alpini come le colline del centro e del sud Italia.
Il Giro ama la penisola ma è inutile negare che le tappe le fanno le amministrazioni locali. Se le amministrazioni locali non chiamano il Giro, significa che non sono interessate al Giro. Come accadde con il sindaco di Misterbianco in Sicilia, che lo scorso anno non mise a disposizione, per la gestione della viabilità, i vigili urbani e la corsa rosa non potè transitare per quel paese in quanto non vi erano le condizioni necessarie di sicurezza senza il presidio delle forze dell’ordine. E l’organizzazione del Giro dovette pensare a un tracciato alternativo.
Emilia Romagna, Piemonte e Veneto, quest’anno, hanno investito risorse sul Giro d’Italia. Scelta che ha evidentemente condizionato la planimetria generale della corsa rosa. Il Giro ama l’Italia ma non tutte le amministrazioni locali amano il Giro…
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