I maligni dicono che nelle prime due tappe in linea per velocisti al Giro d’Italia possono salire sul podio quelli che al Tour non arriverebbero nei dieci. Non ci sono Kittel, Greipel, Gaviria ad esempio. In compenso ci sono Viviani, Modolo , Bonifazio e qualche altro. Ma le volate di Elia Viviani da Vallese di Oppeano sono sempre da manuale e la dote di pistard esce soprattutto nei momenti difficili.
Come sul traguardo di Eilat, nell’angolino di Israele incuneato tra la Giordania, l’Egitto, l’Arabia, in faccia al Mar Rosso. Un traguardo difficile che Viviani ha saputo fare suo in una doppietta senza precedenti. Un “uno due” cercato, voluto conquistato anche a rischio di finire contro le transenne. “Una volata davvero rischiosa – aggredisce Elia Viviani -. Ho temuto di cadere dopo 229 km di tappa, dura, faticosa, estenuante. Caldo, vento, deserto, sabbia a tratti, una tappa che non finiva più. Nella volata ci ha provato Sam Bennet, un cambio di traiettoria rischioso. O ci restavo io e finivo contro le transenne o lo saltavo. Per fortuna sono stato scaltro a saltarlo e a proteggermi. Lì ho tirato fuori tutta la grinta e un’altra tappa; un altro tassello importante arriva a gratificarmi e a mettere mattoncino su mattoncino per la conquista della maglia ciclamino. Il deserto? Per fortuna non era il caldo che si temeva, non è stata comunque una tappa facile. Duemila metri di dislivello. Nuvolo, clima strano e bisogno di disidratarsi. Il finale era decisamente pericoloso con rotonde in discesa”.
Finale rischioso anche per Rohan Dennis, la maglia rosa. “I miei compagni hanno lavorato bene per me. Ho temuto anche io nel finale. Da Catania in poi si lavorerà per tenere la maglia rosa. E solo a Roma scoprirò che tipo di corridore sono. Intanto ho fatto un programma di quattro anni con il mio coach sperando di definire al più presto anche la situazione del team dopo la scomparsa del nostro sponsor”.
Tappa insomma insidiosa nel finale, un percorso tortuoso per gli ultimi 20 chilometri, tappa stressante, come l’ha definita la maglia rosa Rohan Dennis. Anche per Sacha Modolo tappa insidiosa ma un ottimo secondo posto. E dietro a Viviani non è proprio semplice. “Sto lavorando bene, anche la mia squadra mi sta supportando molto. Ho trovato sintonia con i compagni di squadra. Il secondo posto mi da morale. Mi posso considerare uno dei 10 top rider al mondo. Non dico al pari di Kittel ma ci posso arrivare. La tappa è stata nervosa, pesante, non finiva più”.
Nervoso dopo il traguardo Domenico Pozzovivo che ha messo in riga i compagni di squadra. Si lavorava per Niccolò Bonifazio ma è stato il piccolo scalatore abruzzese a fare a spallate in volata e a spuntarla con un degno nono posto addirittura davanti a Tony Martin. Per Giovanni Visconti: “La tappa era veramente pesante, l’afa ci ha penalizzati , la polvere però dai , ci è andata bene. Un finale da paura, alla morte, a 80 orari. E con quelle rotonde e curve, per fortuna non è successo nulla”.
Domani giorno di riposo. Il Giro torna in Italia, la sua patria naturale ripartendo dalla Sicilia. Tutti i timori della vigilia si sono dissolti. E Israele si è rivelato un grande Paese accogliente e con una grande festa di popolo. Ora tocca al suolo italico manifestare tanto amore per le due ruote.