Terra Santa, terra di pace, di dialogo, e ora di due ruote. Due ruote per la pace. Atterri a Tel Aviv e ti ritrovi catapultato in una realtà europea. Le tensioni pre Giro, i timori della partenza di una corsa di livello internazionale con rischi che si sentono quotidianamente a qualche centinaio di chilometri, come sulla Striscia di Gaza, sembrano sciogliersi sotto il sole cocente dell’aeroporto Ben Gurion. Manca l’aria, le palme stentano a muoversi e il pensiero è già alla tappa del deserto.
CORSIA PREFERENZIALE – Lo stesso pensiero che hanno direttori sportivi, staff e qualche corridore atterrato il lunedì, come Louis Meintjes. Il centro di accoglienza del Giro d’Italia all’aeroporto è il primo punto di approdo in un evento che passerà alla storia. Sfilano via via lo staff della Wilier Triestina, della Bardiani, della Dimension Data, della Israel Cycling Academy e alcuni altri team arrivati con un giorno in anticipo per ambientarsi al clima di Gerusalemme. Controllo rigido dei passaporti ma il Giro d’Italia ha una corsia preferenziale.
Parliamo con diesse e team manager. “Un Giro con una partenza incredibile. Quando mai accadrà più un fatto simile. Ci sentiamo davvero parte di un evento storico”, dichiarano in coro Scinto e Citracca. E gli fanno eco anche altri tecnici. Il Giro vive in una sorta di limbo nel suo primo approdo in Terra Santa. E in coro si ascolta una preghiera. “Nei luoghi sacri dove è vissuto Gesù, dove si incontrano e convivono tre religioni, sopperivamo che avvenga il miracolo. Che non ci siano amare sorprese, storie chiacchierate di doping o di motorino o altro ancora”.
Gerusalemme appare come una estensione immensa senza soluzione di continuità. Adagiata sulle colline. E con le costruzioni che sembrano accarezzare un ambiente chiaramente di biotipo mediterraneo. Macchie di pini, rododendri, un ambiente carsico, lunghe e larghe tangenziali che tagliano le colline coltivate con filari di vigneti bassi di uve bianche. Vino fermo eccezionale, raccontano i più esperti, una qualità e una produzione in forte crescita ed espansione che sembra nulla di meno del vino carsico delle Valli del Natisone.
LE CROCIATE IN BICI – Le tangenziali, scortate da numerose costruzioni tutte in pietra calcarea diafana (un ordine, spiegano, per tutte le abitazioni, per ricordare la terra degli avi, la Terra Promessa di Abramo, Mosè e Isacco) conducono tutte al centro sacro. Al Santo Sepolcro. Ma Gerusalemme non è solo storia, non è solo città vecchia racchiusa dalle mura antiche di re Salomone, o il tempio distrutto nel 607 a.C. dall’invasione di Nabucodonosor alla guida dei Babilonesi, che in quell’occasione deportarono il popolo ebraico. Non è solo la Gerusalemme conquistata da Alessandro Magno e poi dai Romani. La Gerusalemme culla del Cristianesimo e della vita, morte e crocifissione.
Gerusalemme ora è anche vita su due ruote. Una città bardata a festa per ricevere un grande evento, il settantesimo anno di fondazione dell’ambasciata di Israele ma soprattutto per chi ama e segue il ciclismo, la celebrazione di un grande italiano. Gino Bartali. Che negli anni della seconda guerra mondiale, delle deportazioni degli ebrei ha permesso di salvare centinaia di ebrei, nascondendo nel telaio della bicicletta dei lasciapassare da consegnare, da Firenze ad Assisi , ai frati francescani permettendo di far mettere in salvo donne, bambini, uomini e anziani. Un Giro d’Italia all’insegna del dialogo, della pace e soprattutto dello sport. Perché, non dimentichiamolo, il ciclismo è uno sport in fortissima crescita nei paesi medio orientali. Solo la città di Gerusalemme ha quasi duecento chilometri di piste ciclabili e un clima, in inverno e primavera e autunno, ideale per allenarsi in bicicletta. Un lungo mare, quello di Tel Aviv ideale per sviluppare il mondo delle due ruote. Insomma, il tempo delle crociate è terminato, ora è il tempo delle crociate in sella alla bici.