Il braccio di ferro tra diesse degli under23 ed elite e i cicloamatori è arrivato al capolinea. I cicloamatori non corrono domenica in pista con i dilettanti e i dilettanti possono disputare la propria gara. Risolto il problema. Come? Alla luce del sasso lanciato dai diesse, delle polemiche che ne sono scaturite, dello scontro frontale tra chi è giovane ed agonista e tra chi giovane non lo è più e per vari fattori non ha potuto proseguire la propria attività magari nel mondo dei professionisti e si è ritrovato invece tra i cicloamatori, gli organizzatori hanno tolto i master dal fattore K. Insomma gli amatori non partono alla gara con gli under23.
REGOLE RISPETTATE, ORA – Le regole federali ci sono e sono chiare. E domenica alla gara si corre. Ma con categorie differenti. Ognuno nella propria, per motivi di regolamento, di sicurezza e giustamente età e categoria. Montichiari quindi vedrà sfrecciare sull’anello di legno i dilettanti senza dover fare a gara con i cicloamatori e magari sentirsi dire che vanno più piano di loro… L’idea era partita guardando delle gare all’estero. Ma all’estero il sistema delle corse è completamente diverso.
Silvio Martinello e Marco Villa, campioni olimpici e al momento alla Sei Giorni di Berlino il primo in qualità di tecnico Rai il secondo di commissario tecnico della nazionale su pista, seppur con qualche sgambata sul parquet, mai si sarebbero sognati di correre contro uno Scartezzini o un Lamon o un Viviani tanto per far qualche nome. Se non invece tra gli atleti appartenenti alla propria categoria e per puro divertimento. Chiariamo comunque che con le gare di domenica a Montichiari non si sarebbero comunque ottenuti i punti per entrare nella classifica del Giro d’Italia Under23, ma solo grazie alle convocazioni in azzurro nelle prove di Coppa del Mondo.
QUANTI UNDER 23 AL VIA? – Ora però si pone un problema differente. Quanti saranno gli under23 e gli elite al via della corsa a punti e delle altre gare su pista domenica? Il momento è comunque storico. Per la prima volta i direttori sportivi dei dilettanti hanno fatto fronte comune su una decisione di principio. Non si vuole la commistione con i cicloamatori per tanti motivi. E perché lo prevede il regolamento federale. Senza comunque nulla togliere al grande lavoro dei cicloamatori nel ciclismo, che permettono, grazie agli ingenti acquisti di biciclette e materiale tecnico di vivere molto bene alle aziende, ma quando si parla di agonismo vero e proprio e soprattutto di tutela delle categorie giovanili è necessario fare dei distinguo e marcare chiaramente il passo.
Osservando alcune risposte da parte dei cicloamatori che si sono sentiti in un certo senso denigrati dai direttori sportivi, a questo punto è stato meglio fare chiarezza. Certamente i master partecipanti alla corsa sono preparati, ex campioni, gente che comunque sa andare in pista, che ha corso tra i dilettanti e da giovane ha ottenuto risultati. Certamente poteva esserci un buon giro di introiti, in quanto i cicloamatori, per fare attività, sia nel ciclocross che nella Mtb che in pista pagano sempre e profumatamente.
Certamente la buonafede degli organizzatori che li ha indotti a inserire gli amatori per incassare e poi reinvestire nelle categorie giovanili. Certamente un circuito virtuoso, i più anziani pagano per dare ai giovani e offrire loro la possibilità di poter continuare la propria attività, ma rimane la questione di principio. L’agonismo dei giovani è una cosa, quello degli amatori è tutt’altro. Nella stessa riunione su pista si poteva fare partire, dicono in coro i diesse, la categoria dei cicloamatori in modo separato, netto e chiaro, introitando dei guadagni da rimettere in circolo per le categorie giovanili. Ma il regolamento della federazione ciclistica è chiaro. Le categorie giovanili non possono gareggiare con le categorie amatoriali.
Altro problema. Se ci sono dei master che vogliono gareggiare con gli open, ovvero under23 ed élite, si possono tesserare tranquillamente con gli élite, come esiste già nel ciclocross con Cipriano Gottardo, il trentino élite più anziano d’Italia. Senza arrecare disturbo in gara, senza fare a spallate, senza competere per una volata. Perché se nel ciclocross l’anziano élite, ultrasessantenne, pedala con il proprio ritmo tra ostacoli e fango, senza ostacolare la cavalcata di un Gioele Bertolini o di un Nadir Coledani o dei gemelli Braidot, nella pista l’agonismo è al massimo e per i diesse si doveva affrontare anche il rischio cadute in pista. Insomma, tra mugugni e proteste, questa volta i diesse hanno fatto davvero “gruppo”.
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